“Sia sui valori sia nei suoi effetti materiali, la proposta del governo è di vera e propria vanificazione dell' articolo 18. Se introduci il criterio del licenziamento per ragioni economiche, sottraendolo alla valutazione del giudice, è ovvio che diventerà quella la causale unica dei licenziamenti”. Sergio Cofferati, intervistato da Il Mattino, non ha dubbi sugli effetti della riforma del governo. “Devo ancora trovare un imprenditore che licenzia qualcuno dicendo ‘lo faccio perché ti discrimino, sei iscritto al sindacato o hai un'opinione politica’”.
Sulla riforma il Partito democratico “deve fare una cosa sola – dice l’ex segretario della Cgil –: chiedere che questa materia non venga assoggettata alla prassi del decreto e presentare emendamenti per cambiare radicalmente”. Anche a rischio di far cadere iI governo, nel caso di fiducia, gli chiedono? “Non credo si debba affrontare questo passaggio con il condizionamento del rischio di un governo che se ne può andare. Il governo deve capire che per restare ci sono delle azioni necessarie per avere il consenso parlamentare". Il Pd dal canto suo “riuscirà a restare unito se decide con determinazione di prospettare al governo dei cambiamenti robusti. Se invece si rimette a discutere la bontà o meno delle proposte del governo, il rischio di comportamenti difformi nei gruppi dirigenti sono molto elevati. Ma il Pd deve anche sentire qual è l'opinione dei suoi iscritti e dei suoi elettori, c'è molto molto malumore”.
Cofferati, un testo da cambiare radicalmente
22 marzo 2012 • 00:00