PHOTO
“Con improvvisazione e superficialità il governo sta affrontando una problematica delicata e impegnativa. Un atteggiamento che sta producendo l'immobilismo nella pubblica amministrazione e nelle stazioni appaltanti, bloccando così le procedure di appalto e ingessando l'unico settore strategico in grado di produrre investimenti pubblici e occupazione”. A dirlo sono i segretari confederali di Cgil (Franco Martini), Cisl (Andrea Cuccello) e Uil (Tiziana Bocchi), commentando le dichiarazioni del ministro del Lavoro Di Maio, al tavolo di confronto con le associazioni delle imprese, in merito all'eventualità di procedere, attraverso una legge delega, alla revisione del Codice degli appalti.
“Quella espressa dal vicepresidente del Consiglio è una posizione che dimostra la non volontà di migliorare o semplificare il Codice, come viene annunciato, ma di azzerarlo e stravolgerlo nelle sue parti più avanzate come il contrasto alla corruzione e alle infiltrazione mafiose”, spiegano gli esponenti sindacali: “Si dilata la possibilità del subappalto, si aumenta l'utilizzo del criterio del massimo ribasso, si rende quasi universale il ricorso alla trattativa privata senza bando di gara. Si eliminano, attraverso la non obbligatorietà dell'indicazione delle imprese in fase di gara, i controlli preventivi nei subappalti e viene ripristinata la possibilità di utilizzare una progettazione general generica, che è stata la causa principale, con la dequalificazione dei servizi e delle opere, della lievitazione all'inverosimile dei costi e del prolungamento dei tempi di realizzazione dell'appalto. Infine, si riducono il ruolo, le funzioni e le competenze di controllo e di intervento da parte dell'Anac, favorendo il ritorno alla degenerazione del sistema degli appalti pubblici”.
Per i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil si sta producendo “un errore irreparabile, in quanto nemmeno a un anno dall'approvazione del correttivo della legge sugli appalti si decide di procedere, attraverso una legge delega, all'approvazione di un nuovo codice, ripartendo praticamente da zero”. Martini, Cuccello e Bocchi, in conclusione, affermano che “su una materia di tale importanza è grave che governo e commissioni parlamentari competenti non sentano l’esigenza di ascoltare le parti sociali. Per questo chiediamo al presidente del Consiglio Conte e ai presidenti delle competenti commissioni di Camera e Senato che, per la rilevanza della legge in discussione e per gli effetti in materia di legalità, occupazione, diritti e qualità degli appalti, ci convochino al più presto possibile”.