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Quattro anni, dieci mesi e ventun giorni: è il tempo che è passato dall'apertura di una vertenza storica per il sindacato spagnolo, la vertenza Coca-Cola, iniziata il 22 gennaio 2014 quando la multinazionale delle bibite annunciò la chiusura della fabbrica di Fuenlabrada, un grosso comune della provincia di Madrid. Ieri, 13 dicembre, dopo una mobilitazione “destinata a fare la storia”, le Comisiones Obreras (il sindacato spagnolo) e Coca-Cola hanno firmato un accordo che impegna l'azienda a riprendere la produzione nella zona. In caso contrario, scatterebbe comunque un importante piano sociale in grado di assicurare il futuro dei 1.250 lavoratori coinvolti.
“Con l'accordo, votato dal 95% dei lavoratori, si chiude una vertenza che ha visto una serie di azioni senza precedenti da parte delle lavoratrici e dei lavoratori della fabbrica madrilena – spiegano dalle Comisiones Obreras –. Gli scioperi, le manifestazioni, i picchetti e il boicottaggio dei prodotti Coca-Cola passeranno alla storia del movimento operaio. Così come le cause legali, il libro, il documentario e le innumerevoli campagne che hanno inondato la rete e saranno ricordate a lungo dentro il sindacato”.
L'obiettivo di tutta la vertenza è stato chiaro sin dall'inizio: mantenere vivo un centro di produzione nell'area di Madrid. “Oggi i lavoratori sono orgogliosi del risultato raggiunto – dichiara Juan Carlos Asenjo, coordinatore sindacale di Fuenlabrada –, che non sarebbe stato possibile senza la forte affiliazione al sindacato presente nella fabbrica. Ed è stato altrettanto decisivo lo sciopero a oltranza proclamato nove giorni dopo la decisione di Coca-Cola di chiudere, ma soprattutto l'estesa rete sociale che 'Coca-Cola En Lucha” (collettivo nato per sostenere la vertenza, ndr) ha tessuto in tutto il territorio, senza dubbio un esempio di solidarietà, unità e tenacia che ha portato i lavoratori hasta la victoria”.