PHOTO
Oltre 2.800 firme in meno di 24 ore raccolte via Change.org (qui il link per firmare). Il tema è quello della clausola sociale negli appalti dei call center, introdotta grazie a un emendamento al ddl sugli appalti nei lavori pubblici che nei prossimi giorni andrà in votazione, ma il cui esito non è affatto scontato. E proprio oggi, nella Giornata mondiale per il lavoro dignitoso, sarebbe un bel segnale raggiungere la quota 5.000 che gli autori della petizione si sono prefissati di raggiungere.
L’Italia non si è mai adeguata alla normativa europea nel settore degli appalti dei call center, che prevede l’introduzione della clausola sociale, la norma che tutela i lavoratori nei cambi appalto. Lavoratori e sindacati, e su tutti la Slc – la categoria della Cgil che segue il settore delle telecomunicazioni e anche i call center –, è da oltre un anno mezzo che chiedono che questa norma di civiltà sia introdotta anche in Italia.
Proteste, mobilitazioni, flash mob, iniziative le più disparate anche a latere di vertenze importanti, come quelle dei grandi call center del Mezzogiorno – Almaviva e Teleperformance su tutti –, per dare visibilità e forza a questa richiesta che la settimana scorsa è stata tradotta in un emendamento approvato in commissione in ultima lettura. Un successo per il sindacato che adesso punta all’approvazione definitiva del disegno di legge. Se oggi quella dei call center è una giungla dove meno paghi i lavoratori, più è facile vincere gli appalti, l’approvazione definitiva del ddl cambierebbe le regole, tutelando la parte debole, i lavoratori, perché si esplicita che nei cambi di appalto, a parità di lavoro, venga confermato il personale.
“In caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente e per la medesima attività di call center, il rapporto di lavoro continua con l’appaltatore subentrante, salvaguardando i trattamenti economici e normativi previsti dai contratti collettivi nazionali, territoriali ed aziendali vigenti alla data del trasferimento. In assenza di disciplina collettiva, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, con proprio decreto, adottato sentite le organizzazioni datoriali e sindacali, definisce i criteri generali per l’attuazione del presente comma. Le amministrazioni pubbliche e le imprese pubbliche o private che intendono stipulare un contratto d’appalto per servizi di call center devono darne comunicazione preventiva alle rappresentanze sindacali aziendali e alle strutture territoriali delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale”. Questo il testo dell’emendamento salutato come una grande svolta nel mondo dei call center, tanto da aver provocato il timore di una controreazione del mondo delle imprese attraverso un’attività di lobbyng.
Ecco perché, per mantenere alta l’attenzione sul tema, l’Slc ha puntato sulla petizione online di Change.org e sui social media. (E. Ri.)