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Cgil, Cisl e Uil hanno deciso una grande mobilitazione per reiterare al governo la richiesta di rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga. Mancano infatti i finanziamenti per coprire i mesi restanti del 2013. “E' una preoccupazione che esprimiamo da mesi, prima al ministro Giovannini, poi a Poletti. Ad oggi abbiamo circa 138mila lavoratori che sono coperti da accordi di cassa integrazione e mobilità in deroga. Sappiamo che mancano ancora circa 600 milioni per coprire ancora il 2013 e mancherebbe un miliardo per coprire il 2014”. E' l'allarme lanciato da Serena Sorrentino, segretaria nazionale Cgil ai microfoni di “Italia Parla” su RadioArticolo1.
“Anche la conferenza delle regioni ha denunciato che, non essendoci certezze per il biennio 2014-2015 e valutando molto stringenti i criteri che il ministero del lavoro ha proposto in via preliminare, non ha quasi più senso stipulare accordi in sede regionale”, ha continuato Sorrentino. “Noi siamo molto preoccupati: a fronte dell'incertezza delle risorse stanziate e delle procedure che cambiano in corso d'opera, le imprese a quel punto saranno scettiche rispetto alla sottoscrizione degli accordi. Si può infatti determinare un'ondata di licenziamenti”.
Alcune misure che sono in discussione al ministero da diverso tempo, tra l'altro, rischiano di rendere la situazione ancor più grave. “Dal punto di vista dei lavoratori – ha affermato la segretaria Cgil - cambia l'accesso agli ammortizzatori. Perché, ad esempio, nel decreto c'è scritto che la concessione può essere erogata relativamente ad alcune tipologie di inquadramenti: operai, impiegati e quadri,. Questo esclude alcune tipologie contrattuali e lavorative che invece sono contenute negli accordi in ambito regionale. Pensiamo per esempio agli apprendisti, ai lavoratori a domicilio, ai lavoratori in somministrazione o ai soci lavoratori di cooperative. Significa che questi lavoratori sarebbero esclusi dalla possibilità di accedere agli ammortizzatori in deroga”.
Ma la Cgil è preoccupata anche dal requisito dell'anzianità lavorativa presso l'impresa di almeno 12 mesi alla data della richiesta del trattamento, “anche perché per gli ammortizzatori ordinari era di 90 giorni e si creerebbe una forte disparità. Gli ammortizzatori in deroga, infatti, intervengono per le imprese più piccole ed esposte alla crisi, o per quelle che hanno già esaurito i periodi massimali dell'ordinaria. Se per questi lavoratori si chiedono requisiti molto più onerosi di quanto non si chiedano per quelli che usufruiscono degli ammortizzatori ordinari, c'è una palese discriminazione. Così come, relativamente alla tipologia di impresa, non si capisce perché sia stata fatta una specifica a un articolo del Codice civile che sembrerebbe escludere una serie di imprese che a oggi invece usufruiscono degli ammortizzatori. Questi sono soltanto alcuni dei criteri che ci preoccupano, perché nell'arco dei prossimi due anni ci potrebbe essere un pezzo di mondo del lavoro che sarà senza alcuna copertura e senza alcun sostegno al reddito”
Si rischia inoltre un caos normativo tra decreti interministeriali, legge Fornero, legislazione precedente, ddl e autonomia delle regioni. Secondo Sorrentino,
il ddl, “doveva includere una riforma universale, almeno come titolo degli ammortizzatori, per fare il punto. Noi abbiamo sempre detto che il sistema assicurativo era quello migliore, perché pagano i lavoratori e le imprese e non si grava sulla fiscalità generale. Abbiamo anche l'esigenza di monitorare quello che sta accadendo. Il fondo residuale è stato costituito ma non è ancora partito. Sappiamo che il ministero è orientato ad emanare una circolare in cui chiede alle imprese di contribuire in maniera retroattiva. Questo sarà un altro problema perché le imprese si troveranno nell'arco di pochissimo tempo a dover versare una quota di contribuzione molto alta. Ci sono una serie di strumenti che stanno partendoin via differita, e che cambieranno la vita delle imprese, che determineranno pesi specifici”.