“La proposta del nuovo ministro dell’Interno del Governo Gentiloni di rilanciare e istituire i Cie in ogni regione d’Italia come risposta ai recenti attentati confligge con la logica, la politica e l’umanità”. A dirlo è Maurizio Brotini, segretario della Cgil Toscana e responsabile delle Politiche per l’immigrazione, rimarcando come “non vi è alcun nesso causale tra flussi migratori e terrorismo internazionale, che affonda le sue salde radici in mutamenti geopolitici globali”. Secondo Brotini “ricostruire attraverso gli strumenti della politica internazionale una coesistenza pacifica in un mondo multipolare, coinvolgendo tutti i vecchi e nuovi attori presenti sulla scena mondiale, sarebbe esercizio ben più utile della caccia al migrante come efficace risposta al terrorismo internazionale”.
Il segretario della Cgil Toscana rileva come “le proposte del ministro dell’Interno sembrano rincorrere le parole d’ordine della Lega Nord e di Fratelli d’Italia, alle quali si è recentemente aggiunto anche Beppe Grillo e il M5Stelle. Rincorrere da parte del governo simili prese di posizione non farà che fomentare ulteriormente nel nostro paese i peggiori e controproducenti istinti. In un mondo dove capitali e merci si spostano a un ritmo incessante è illusorio impedire i movimenti delle persone”. Per Brotini sarebbe invece necessario rivedere “il Trattato di Dublino, che lega chi migra al primo paese di approdo, quando per esempio l’Italia è ormai da tempo paese di transito”. Occorrono poi altre misure: “Istituzione dei corridoi umanitari, diversa utilizzazione delle risorse per l’accoglienza, abolizione della Bossi-Fini e del reato di immigrazione clandestina, diritto alla cittadinanza per chi decide di restare e per chi nasce in Italia, superamento della logica dell’emergenza”.
Sul tema specifico dell’accoglienza, per l’esponente sindacale serve “un’accoglienza diffusa e per piccoli gruppi, il coinvolgimento più forte di Regioni, Comuni e comunità locali, il passaggio di funzioni dal ministero dell’Interno al sistema delle autonomie locali, i poteri ispettivi dei Centri da parte di associazioni e consiglieri comunali e regionali, la maggiore utilizzazione dei centri Sprar rispetto ai Cas. E soprattutto il miglioramento delle condizioni materiali di tutti coloro che vivono in Italia, autoctoni e migranti”. In conclusione, Brotini ricorda che “senza un effettivo diritto al lavoro, alla casa, alla sanità e all’istruzione, nessun illuministico – benché giusto e doveroso – appello alla tolleranza ci salverà dalla barbarie”.