“Con la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari finisce un periodo oscuro che per decenni ha visto nei manicomi giudiziari negati diritti e dignità a migliaia di persone”. A dirlo è il segretario confederale Cgil Rossana Dettori, sottolineando però che “l’alternativa alla logica manicomiale dell’Ospedale psichiatrico giudiziario non si riduca alle sole Rems, strutture sanitarie certamente migliori degli Opg, e nelle quali lavorano tanti operatori seri e motivati, ma pur sempre detentive”.
La speranza è offrire, nel rispetto dei profili di sicurezza che la magistratura stabilisce, misure alternative alla detenzione, come prescrive la legge 81/2014. “Misure non detentive – precisa Dettori - che sappiamo essere più efficaci nella cura e nella riabilitazione delle persone”. In ogni caso bisogna “rendere le Rems attraversabili, aperte, parte integrante dei Dipartimenti di salute mentale e delle comunità. E non, come in alcuni casi abbiamo visto, riprodurre caratteristiche così marcatamente custodiali da farle diventare dei ‘miniOpg’. O addirittura restare di fatto Opg, come nel caso di Castiglione delle Stiviere”.
Per la Cgil occorre “dare forza ai servizi di salute mentale nel territorio e al welfare locale, per garantire il diritto alla salute e alle cure degli ex internati, dei detenuti e di tutti i cittadini, senza discriminazione alcuna”. In questa direzione vanno orientate “le risorse destinate al superamento degli Opg, che il governo deve assegnare a ogni regione, senza ulteriori ritardi”.
Il segretario confederale Dettori rimarca, infine, che “per superare definitivamente la logica manicomiale che origina l’Opg bisogna modificare quelle parti del Codice penale che ancora destinano il ‘folle reo’ in un binario separato dagli altri cittadini autori di reato. Restituendo così a tutte le persone diritti associati a doveri, quindi piena cittadinanza. Una persona che commette un reato va giudicata e, se colpevole, deve scontare una condanna. Sapendo che l’esecuzione della pena deve sempre garantire il diritto alla salute e alle cure, anche con misure alternative al carcere, come prevede la nostra Costituzione”.