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Il caporalato nel cuore dell'eccellenza e del Made in Italy? Sembra impossibile, eppure accade nella provincia di Firenze, un territorio che ospita circa 1.000 aziende agricole con circa 9 mila addetti, di cui però il 90 per cento è composto di lavoratori stagionali: un settore frammentato a prevalenza vitivinicolo. Ebbene, per addetti e lavoratori che contribuiscono a produrre e valorizzare le eccellenze del Chianti in tutto il mondo non tutto è oro quello che luccica. Anche in questi territori – e non solo dunque nella campagne del Sud che vengono alla ribalta per fatti atroci come quelli di Rignano – esistono sfruttamento, esternalizzazioni, appalti a corpo a prezzi stracciati, intermediazione di mano d’opera e creazioni di aziende ad hoc per effettuare la prestazioni con prestanome spesso extracomunitari “inconsapevoli” di cosa vuol dire essere un prestanome.
La denuncia è arriva da Cgil e Flai territoriali: "Pur essendo in presenza nel territorio di gran parte di aziende che agiscono nella legalità rispettando i contratti e i diritti dei lavoratori – si legge in una nota –, le stesse subiscono la concorrenza sleale a causa delle mele marce che mettono a serio repentaglio il settore e la qualità del prodotto con l’abbassamento del costo del lavoro, fino al vero e proprio sfruttamento dei lavoratori".
Per i sindacati, "è necessario invertire questa tendenza con un percorso serio, partendo dal riconoscimento del diritto dei lavoratori all’applicazione dei ccnl, da reti di impresa costituita dalla parte sana di questo settore che rilanci l'export, perché siamo convinti che si può fare del lavoro agricolo un lavoro di qualità con relativa valorizzazione del territorio".
La nuova legge sul caporalato, il protocollo regionale firmato il 25 ottobre 2016 da Regione Toscana, ministero del Lavoro, Inail, Inps, associazioni datoriali e sindacati "sono leggi di civiltà che inaspriscono le pene per aziende e caporali e la confisca dei beni rendono più trasparente il rapporto di lavoro, la raccolta dati e il monitoraggio, il sistema premiante e i fondi europei, le semplificazioni amministrative ed altro ancora. Le premesse ci sono tutte per combattere un male tremendo come quello dello sfruttamento dei lavoratori e del territorio".
La Cgil ha consegnato ieri (8 marzo) nel corso di un incontro al ministro Martina una lettera di sollecito affinché il governo provveda prima possibile a fissare la data dei referendum popolari promossi dalla Cgil, per l'abolizione dei voucher e per la responsabilità solidale negli appalti, per stessi diritti e stesse tutele per tutti i lavoratori. "Referendum i cui contenuti costituiscono elementi di dignità per i lavoratori e restituiscono il valore al lavoro".