La proposta della convocazione di una conferenza programmatica sul ruolo della Farnesina, correlato alle mutate esigenze della politica estera, con la partecipazione di tutte le parti interessate e per un primo bilancio della riforma del 2010, è stata lanciata dall’incontro di studio “Crisi interna, crisi internazionale – obiettivi e strumenti pubblici per la politica estera dell’Italia”, promosso da Cgil Confederale, Fp Cgil e Fp Cgil Coordinamento Mae, alla Farnesina il 29 febbraio 2012.
Illustrando le ragioni alla base dell'iniziativa, Leopoldo Tartaglia, coordinatore del Dipartimento Politiche Globali della Cgil, ha specificato come la “politica estera non sia una questione da addetti ai lavori “ e come la Cgil partecipi ad organismi internazionali. “...Siamo in un'economia globalizzata e sarebbe strano se il sindacato non avesse una sua iniziativa di carattere internazionale...”. L'incontro di studi avviene nella giornata di mobilitazione europea indetta dalla Ces. La Cgil conferma la sua vocazione europea, ma riafferma che le politiche di “austerità” e l'attacco al modello sociale sono antitetiche alla costruzione di un'Unione dei popoli, rispettosa dei valori e degli obiettivi dichiarati già dai “padri fondatori”.
Con la relazione introduttiva di Paola Ottaviani, coordinatrice Fp Cgil Mae, è stata ricordata la nascita dell’unico Sindacato all'interno del Ministero degli Esteri con iscritti appartenenti a tutte le figure professionali ed è stata espressa “...l'ambizione di lanciare alcuni spunti di riflessione intorno alle grandi questioni e al ruolo che può e deve svolgere il Ministero degli Esteri, inteso come grande risorsa pubblica al servizio del Paese”.
Infatti, il procedere della globalizzazione non è stato accompagnato dall’evoluzione degli strumenti multilaterali che andrebbero rivisitati e modernizzati; anzi, nel nostro Paese, le condizioni sono ulteriormente aggravate da un Ministero degli Esteri invecchiato ed “alleggerito” da una controriforma, quella del 2010, priva di respiro strategico e risorse.
E’ necessario, quindi, il confronto pubblico tra le forze politiche, sociali e sindacali per la ricostruzione di strumenti di politica estera che siano adeguati alle sfide proposte dagli scenari interni ed internazionali: “...i grandi temi richiedono una capacità di analisi e di elaborazione coerente con gli interessi italiani e con i principi europei...” “... ad esempio, perché è prevalso in Italia, e non solo, l'approccio securitario sia nelle decisioni di spesa che nelle scelte di politica estera che ha portato il Mae a demandare allo strumento militare ruoli e compiti propri della diplomazia?” “Globalizzazione e competizione internazionale richiedono al Paese risposte sulla sua capacità di proiettarsi all'esterno (...) coniugando la capacità di essere presenti nel mondo senza abdicare al modello europeo di coesione sociale, di difesa dei diritti umani e accoglienza”.
Partendo da questi spunti i relatori hanno approfondito i diversi aspetti. Il Prof. Stefano Silvestri, Presidente dell'Istituto Affari Internazionali, ha convenuto sulla necessità della Conferenza “...è in crisi il sistema multilaterale perché, mentre da un lato si è sviluppato il processo di globalizzazione, dall'altra parte i processi politici locali e regionali, tenuti congelati durante la guerra fredda dall'equilibrio tra le super potenze, oggi sono resistenti alle pressioni esterne”.
L'Ambasciatore Roberto Toscano ha rimarcato che “... esiste una connessione tra politica estera e politica interna, è la politica...” che salvaguarda l'interesse dei cittadini e quindi l'interesse nazionale”. Se qualcuno crede “che la politica estera non lo interessi è la politica estera a interessarsi di lui”. Ha ricordato la necessità di una informazione, all’opinione pubblica, trasparente e costante in merito all’attività svolta dal Mae; ha rilanciato la proposta di prevedere audizioni alle Commissioni Esteri del Parlamento da parte dei futuri Ambasciatori.
La professoressa Stefania Panebianco, docente dell'Università di Catania, ha centrato le sua attenzione sugli scenari regionali, in particolare del bacino del Mediterraneo, evidenziando come anche lì gli strumenti multilaterali dimostrino il proprio invecchiamento e ci sia necessità di “...un multilateralismo riformato e adattato al nuovo contesto internazionale” e sottolineando che i cambiamenti in atto nei Paesi della sponda Sud sono stati originati dal profondo malessere dei giovani laureati e specializzati che, là come in Italia, vivono una condizione di disoccupazione ed emarginazione.
Anche l'Ambasciatore Roberto Palmieri, ricollegandosi alle riflessioni del Prof. Silvestri e a quelle della Prof.ssa Panebianco, ha sottolineato la necessità di un confronto per la definizione di strumenti idonei e strategie politiche nonché “...la scarsa attenzione all'interesse nazionale o meglio confondere questo con interessi economici immediati, genera la non comprensione dei meccanismi internazionali: il paradosso attuale è quello di una globalizzazione che avanza mentre il multilateralismo, che dovrebbe essere lo strumento principe della sua regolazione, è in crisi”.
Il Segretario nazionale della Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte, ha stigmatizzato gli attacchi del precedente Governo contro il pubblico impiego, finalizzati allo smantellamento dello stato sociale, e ha ricordato che le normative approvate sono tutt’ora in vigore. Ha richiamato alla necessità del più ampio confronto nel necessario sforzo di rinnovamento “...questa amministrazione ha bisogno di trasformazione e innovazione e di un rilancio nella sua caratteristica di Pubblica Amministrazione”.
Il sottosegretario Marta Dassù ha portato il saluto del Ministro Terzi, che aveva accolto l'invito della Cgil, ma, come è noto, si trova in una delicata missione in India.
Nelle sue conclusioni Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha sottolineato come la politica estera non sia sganciata dal Paese, anzi bisogna capire “…la funzione della politica estera nel dibattito interno, non solo per l’uso che ne è stato fatto in passato…”. Camusso ha richiamato la necessità di un ruolo del governo italiano non solo per modificare la politica economica e sociale del Paese, ma anche per produrre una significativa svolta nelle scelte in atto in Europa. Dove le politiche neoliberiste di riduzione del welfare, dell'occupazione, dei salari e dei diritti pongono un problema di coesione sociale ma anche di democrazia. Non è possibile espropriare i cittadini e i parlamenti delle decisioni sulle scelte economiche e sociali, subordinando tutto al risanamento del debito sovrano imposto dalla finanza. Oltretutto, la moneta europea sotto attacco speculativo è priva delle difese che una qualunque banca centrale – a parte, appunto, la Bce – è chiamata a fare della moneta nazionale. Il segretario generale della Cgil ha posto l'accento anche sui temi più squisitamente sindacali, come la centralità del lavoro, e il ruolo e il valore del lavoro pubblico, la necessità di superare la precarietà, lavori e salari di qualità, la formazione permanente. Nella imminenza delle elezioni della Rsu, Camusso ha ricordato il grande valore che la Cgil annette alle forme della rappresentanza, dei lavoratori, nei posti di lavoro, della politica e delle istituzioni, in senso più ampio: “…la funzione della rappresentanza vale anche per l’Europa e le questioni economiche, non ti è imposta da qualcuno che ti nomina…”.
Cgil, urgente conferenza programmatica su ruolo Farnesina
1 marzo 2012 • 00:00