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Si riunisce oggi e domani (7 e 8 settembre) a Roma, al Centro congressi Frentani, la prima Assemblea generale della Cgil, l’organismo istituito dall’ultima Conferenza di organizzazione del 2015. L’assemblea è composta da 332 membri, in maggioranza attivisti nei luoghi di lavoro e nelle Leghe dello Spi, eletti con i medesimi criteri di rappresentanza e pluralismo adottati per la costituzione del direttivo della confederazione. Un appuntamento di grande rilievo, con all’ordine del giorno alcuni dei temi attualmente al centro dell’agenda politico-sindacale del nostro Paese. Ne parliamo con Nino Baseotto, responsabile organizzativo nella segreteria confederale della Cgil.
Scheda / Come funziona l'Assemblea generale
Baseotto L’Assemblea generale è il frutto di una riflessione che viene da lontano. Già nel maggio del 2014, al nostro ultimo congresso, avevamo indicato l’esigenza di un allargamento della partecipazione ai momenti decisionali della vita della Cgil. La Conferenza di organizzazione, nel settembre dello scorso anno, è stata l’occasione per discutere in modo approfondito e anche molto articolato di quale fosse lo strumento più adatto ai fini del coinvolgimento delle delegate e dei delegati, dei luoghi di lavoro così come delle tante Leghe dello Spi, nel nuovo corso di ampliamento della rappresentanza.
Rassegna Una platea, insomma, che va ben oltre il cosiddetto gruppo dirigente diffuso dell’organizzazione.
Baseotto Certo, l’Assemblea generale ha finalità più ambiziose. Uno strumento mediante il quale in Cgil i gruppi dirigenti vengono eletti in maggioranza dai luoghi di lavoro e non da funzionari a tempo pieno e nel cui ambito vengono discusse e istruite le scelte programmatiche di fondo. Un’attività che si affianca a quella normale del Comitato direttivo, in virtù di un meccanismo che prevede in talune occasioni una sorta di cessione di sovranità tra i due organismi.
Rassegna Attività che dovrebbe svolgersi una volta l’anno…
Baseotto Almeno una volta l’anno. In questa ripresa dalle brevi vacanze, bruscamente e drammaticamente interrotte dal tragico evento del terremoto del 24 agosto, riuniamo ora questa Assemblea generale e – nel breve volgere di un mese, un mese e mezzo – terremo un secondo appuntamento, determinando così un evidente cambio di passo e dimostrando plasticamente una volontà di consolidare questo nuovo percorso nella vita interna dell’organizzazione.
Rassegna Alla vigilia di un appuntamento di questa portata, cosa ti viene da rispondere a chi non perde occasione per descrivere la Cgil come un’organizzazione sclerotizzata e sempre più chiusa in se stessa?
Baseotto Che questa è stata la nostra scelta, esclusivamente finalizzata ad allargare la partecipazione della nostra gente ai processi decisionali, nei fatti e non solo a parole. Si poteva fare di più e diversamente: non a caso abbiamo deciso che in merito al funzionamento di questo organismo faremo una verifica in occasione del prossimo congresso. Ma noi intanto abbiamo fatto la nostra parte. Può dire la stessa cosa chi prende decisioni anche di enorme portata per la vita di tante persone ricorrendo a un semplice clic sul web o affidandosi alla suggestione dell’uomo solo al comando?
Rassegna Quella che sta per iniziare è la prima Assemblea generale della Cgil in quanto tale, ma è stata preceduta in questi mesi da assemblee di categoria e a livello territoriale. Uno strumento, dunque, già abbastanza rodato. Che bilancio si può tracciare dell’attività sin qui svolta?
Baseotto A rispondere per me sono i fatti, che dicono che sono già tanti i segretari generali o le segreterie scelti da questi organismi. Negli ultimi mesi alcune delle principali strutture regionali e di categoria – ultima, lo scorso 5 settembre, la Cgil di Roma e Lazio – hanno eletto, anche facendo leva su una buona partecipazione dei delegati, i propri vertici in occasione di un’Assemblea generale. Che dire? Se il buongiorno si vede dal mattino, penso che siamo sulla strada giusta. Però, siccome ci piace anche non autocelebrarci, ma sperimentare, con l’assoluta disponibilità a verificare nel concreto se ciò che abbiamo deciso può essere migliorato, modificato, o aggiustato, rimanderei un primo serio bilancio all’appuntamento congressuale del 2018.
Rassegna Puoi spiegare che cosa è chiamata a decidere l’Assemblea generale del 7 e 8 settembre?
Baseotto L’assemblea, oltre a stabilire i criteri per l’integrazione della segreteria confederale, è chiamata a fare il punto sulla ripresa cosiddetta autunnale: il punto politico sulle grandi questioni aperte, dai contratti alle pensioni, e non da ultimo il punto sulla ricostruzione post-sisma. Senza dimenticare, naturalmente, il tema del referendum costituzionale. La Cgil ha convocato prima della pausa agostana un direttivo con il preciso intento di approvare un documento in cui si identificano alcune aree di criticità e di negatività della riforma proposta dal governo, dal cambiamento delle funzioni del Senato al ruolo delle Regioni. Quella presa di posizione del direttivo è stata oggetto di decine di discussioni negli organismi e negli attivi dei delegati un po’ in tutta Italia. Nella nostra Assemblea generale cercheremo di tirare le fila di questa attività di discussione, anche alla luce del fatto che tutte le grandi organizzazioni di rappresentanza, quelle datoriali e non solo, si sono nel frattempo pronunciate nel merito.
Rassegna Oltre che ribadire una presa di posizione, all’Assemblea generale sarà anche proposto sulla vicenda un ruolo attivo della Cgil?
Baseotto All’Assemblea generale sarà proposto di esplicitare ancora meglio la posizione della Cgil, preservando il nostro giudizio negativo sulle modalità con cui viene fatta la riforma, ma allo stesso tempo ribadendo la libertà di coscienza e la libertà di scelta di ciascuno e rimarcando che, definendo gli ambiti della nostra autonomia, noi non ci omologhiamo alla schiera dei tifosi pro o contro la riforma. Noi abbiamo il nostro giudizio di merito, che continueremo a far vivere in una discussione che servirà a delineare con sempre maggiore chiarezza la posizione originale della Cgil.
Rassegna Insomma, la Cgil non si iscrive al partito del “no”...
Baseotto La Cgil non si iscrive a nessun partito. Le iniziative sin qui svolte hanno confermato che c’è una grande condivisione delle posizioni che noi abbiamo assunto, ma lo ripeto: le nostre critiche le continueremo a fare con l’originalità, con il tratto autonomo che da sempre ci contraddistingue.
Rassegna Hai accennato prima ai tragici fatti che hanno colpito pochi giorni fa l’Italia centrale. Al termine della seconda giornata dell’Assemblea generale, l’8 settembre, è convocata una riunione che avrà all’ordine del giorno proprio il tema della ricostruzione.
Baseotto Si ricostruisce, dopo un terremoto come quello del 24 agosto, facendo leva sul lavoro, sulla valorizzazione e sull’allargamento dei confini del lavoro. Sarà questo uno dei temi al centro della riunione dell’8, a cui abbiamo invitato tutte le strutture della Cgil, perché in questo Paese sono davvero poche le realtà territoriali che non hanno vissuto direttamente o non sono state lambite dalla furia devastante di un sisma. Perché l’Italia è fatta così e non possiamo prendercela con il destino cinico e baro. Bisogna però che le infrastrutture, le reti viarie, le abitazioni, siano pensate per limitare i danni alle persone. La prevenzione, da questo punto di vista, è uno straordinario investimento per il futuro.
Rassegna Il tema della prevenzione, della messa in sicurezza del territorio, chiama direttamente in causa – in quello che può essere considerato il suo principale asse strategico – il Piano del lavoro della Cgil.
Baseotto Non è certamente un caso che alla riunione dell’8 settembre il Piano del lavoro è, insieme alla ricostruzione, l’altro tema all’ordine del giorno. L’occasione giusta per rilanciare con forza la nostra proposta, ricordando anche che oltre alla forza distruttrice dei terremoti, il territorio italiano deve ogni anno fare i conti con le alluvioni, le inondazioni, il crollo di argini, la dissennata abitudine di costruire sui greti dei fiumi. Oggi più che mai, bisogna prendere atto del fatto che le cose che sosteniamo nel nostro Piano del lavoro rappresentano scelte strategiche che questo Paese non è che possa fare, ma è obbligato a fare, se vuole investire sul proprio patrimonio e anche sull’incolumità dei propri cittadini.