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“Siamo consapevoli delle grandi difficoltà del momento, ma anche della nostra forza. Possiamo dare una spinta importante per uscire dalla crisi rafforzando l’identità e la funzione del lavoro, questa è la nostra missione”. Con queste parola Mario Bravi, segretario generale della Cgil dell’Umbria ha concluso il suo intervento al direttivo regionale della Cgil riunitosi giovedì 18 settembre a Perugia, all’indomani del direttivo nazionale che ha rilanciato la necessità di una reazione unitaria contro le scelte del governo Renzi, che “vuole consegnare lo scalpo dell’articolo 18 ai fautori dell’austerità a senso unico”.
Nel suo intervento Bravi ha ribadito la necessità di aprire anche in Umbria una fase di intensa mobilitazione per rimettere al centro il lavoro, a partire dalle grandi vertenze aperte, in primis quella in difesa di Ast, battaglia alla quale si collega con forza anche la questione appalti e subappalti (“è in atto un vero imbarbarimento del lavoro”), riportata drammaticamente alla ribalta dal tragico incidente morale sul lavoro avvenuto al Centro di finitura delle acciaierie ternane.
Polo chimico ternano ed ex Merloni sono gli altri due grandi fronti aperti della “Vertenza Umbria” citati da Bravi, che ha ricordato come il prossimo 12 ottobre sia in scadenza la cassa integrazione per 630 persone nelle fascia appenninica (altrettante nelle Marche), “lavoratrici e lavoratori con un’età media al di sotto dei 50 anni che se non arriveranno soluzioni immediate andranno ad ingrossare – ha avvertito Bravi – le fila dei 51mila disoccupati umbri”.
Il segretario Cgil ha lanciato poi messaggi a Confindustria, “la grande assente in questa fase così drammatica” e alla Regione, perché “non basta dire che i fondi europei qui vengono spesi tutti, ma occorre spenderli bene, per rilanciare il lavoro e difendere il welfare”. Bravi ha anche indicato altre priorità, quali un diverso atteggiamento del sistema creditizio, il riconoscimento dell’area di crisi complessa per la zona Terni-Narni e un utilizzo diverso delle ingenti risorse a disposizione della Fondazioni bancarie.
Dopo un lungo e partecipato dibattito il direttivo regionale è stato poi concluso dal segretario confederale Nino Baseotto, responsabile organizzativo della Cgil nazionale. Baseotto ha sottolineato come la vera novità di questa fase, di cui però si parla molto poco, sia la deflazione “malattia per la quale non si conosce una cura”, ma che di certo non si può contrastare con “le vecchie ricette dell’austerità e dei tagli lineari che si sono dimostrate fallimentari”.
Dunque, la Cgil si prepara alla mobilitazione, sollecitando prima di tutto un’azione unitaria con Cisl e Uil, ma al contempo proseguendo nella sua iniziativa di proposta per un’alternativa alle attuali politiche economiche. A proposito entra nella fase decisiva la campagna di raccolta firme per i referendum contro l’austerità, c’è tempo per sostenere l’iniziativa fino alla fine del mese di settembre.