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L’ultimo rapporto Ires sull’Umbria ribadisce, se ce ne fosse bisogno, che il primo problema nella nostra regione è rappresentato dalla mancanza di lavoro e dalla disoccupazione crescente. Infatti, nella prima parte del 2014, il tasso di disoccupazione in Umbria si attesta al 12,6% (+2,1%). E' quanto si legge in una nota della Cgil Umbria.
In particolare, spiega il comunicato, si evidenzia un ulteriore peggioramento della condizione lavorativa delle donne, che pagano il prezzo più alto nella crisi, con un tasso di disoccupazione che passa dall’11,6 al 14,1% (+2,5%). Complessivamente, il numero dei disoccupati nella regione ha ormai superato quota 51mila unità e, dato ancora più preoccupante, con una dinamica che tende ad accelerare. E tutto questo in una regione nella quale (dati Bankitalia e Istat) gli stipendi e i salari sono del 5-6% più bassi della media nazionale.
In questo contesto il Governo nazionale pensa che bisogna allargare la cosiddetta flessibilità del mercato del lavoro diminuendo le tutele? Crediamo che sia una strada ingiusta oltre che inefficace. Lo dimostra la situazione dell’Umbria. Semmai bisogna allargare le tutele a chi non ne ha e non toglierle a chi ne ha alcune sempre più residuali. Questa è la sfida vera del Jobs act, che deve profondamente cambiare rispetto all’impostazione iniziale.
Inoltre, va modificata la politica dell’austerità a senso unico imposta a livello europeo e sancita nella nostra costituzione. Il fallimento del neo liberismo nel 7° anno della crisi impone un vero cambiamento. Per questo la CGIL dell’Umbria aderisce alla campagne del comitato referendario “stop austerità”. In questo senso invitiamo tutti i lavoratori e i cittadini ad aderire a questa campagna che lega le questioni europee alle questioni umbre nella logica di un vero e necessario cambiamento.