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“Il 2018 si conferma l’anno della svolta negativa per quanto riguarda gli infortuni. Non è più tempo di denunce, occorre agire ad ogni livello, dalla contrattazione, che deve rimettere al centro le condizioni di lavoro, alle istituzioni, che debbono svolgere pienamente la funzione di prevenzione, controllo ispettivo e repressione”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Franco Martini.
Di fronte a questa situazione, sostiene, “ha poco senso danzare sulle piccole variazioni dei numeri, perché il fenomeno resta serio in tutti i settori, a partire da quelli tradizionalmente ai vertici delle statistiche. L’incremento degli infortuni – prosegue – coincide peraltro con una, seppur flebile, ripresa produttiva, a dimostrazione che l’economia è ripartita senza quel necessario sforzo di innovazione che in tutte le sedi viene considerato la leva fondamentale su cui agire per la qualità del lavoro e dello sviluppo”.
Per il segretario confederale “è necessario porre uno stop alla diffusione del lavoro precario e va evitato l’indebolimento del codice degli appalti, essendo quel settore la più grande fabbrica di infortuni sul lavoro”. Inoltre “le associazioni datoriali debbono assumere l’obiettivo della sicurezza come discrimine del fare impresa, come codice etico a tutela della principale risorsa di cui dispongono, le donne e gli uomini che lavorano”.
“Per questo – conclude Martini – ribadiamo la necessità di una grande mobilitazione nazionale, a tutti i livelli, per riaffermare il valore del lavoro, nella sua qualità e dignità”.