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"Una vera e propria provocazione, non accettabile, quella del voler attribuire alla malafede dei dipendenti l'aumento dei licenziamenti per giustificato motivo soggettivo o per giusta causa". Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti commenta l'analisi dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre diffusa la scorsa settimana.
"Non esistono - sottolinea la dirigente sindacale - dati numerici che possano dimostrare quanto l'aumento dei licenziamenti sia attribuibile all'inerzia dei dipendenti che non presenterebbero le dimissioni e quanto, invece, a una facilitazione per i datori di lavoro a licenziare, aiutati oggi da una normativa che rende molto più debole la tutela per il dipendente licenziato in modo illegittimo".
Per la segretaria confederale "andrebbe aperta una riflessione su cosa è oggi il mercato del lavoro: una ripresa dell'occupazione costituita prevalentemente da contratti precari". "Gran parte del sistema produttivo è in difficoltà - continua - e, anche per i costi inferiori, comincia a privilegiare i licenziamenti all'utilizzo degli ammortizzatori conservativi, ridotti dalle ultime riforme del mercato del lavoro".
"In questo contesto quindi - conclude Scacchetti - immaginare che la questione sia la 'corsa' a farsi licenziare per avere un sussidio è un insulto all'etica dei lavoratori".