“Perché ciò che è possibile in Toscana non lo è nel Lazio? La Regione Toscana ha sottoscritto un protocollo con i medici di medicina generale (i medici di famiglia) per la riorganizzazione del servizio territoriale. In particolare saranno avviati 30 centri (ospedali di quartiere) al cui interno lavoreranno insieme medici, infermieri, personale di segreteria e in cui verranno effettuati anche esami e radiografie per una diagnostica di primo livello”. Così Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio.
“E’ ciò che la Cgil Roma e Lazio – continua – sta proponendo dal 2007, anno di inizio del piano di rientro: la realizzazione cioè, in ognuno dei 55 distretti sociosanitari della nostra regione, di presidi territoriali per le cure primarie aperti 24 ore al giorno per 7 giorni”. Continua l’esponente sindacale: “In questo modo i codici bianchi e verdi oggi gestiti (in modo inappropriato) nei pronto soccorso sarebbero affidati ai medici di medicina generale in regime residenziale, con notevole risparmio di tempi e costi e con il risultato di riformare strutturalmente e in meglio il nostro servizio sanitario regionale: l’esatto contrario di quello che avviene oggi nel Lazio, in cui si chiudono gli ospedali (20 per l’esattezza) e in cui i cittadini vedono aumentare tasse e ticket nonostante il minor numero di servizi e la loro scarsa qualità”. E così conclude: “Considerato il particolare momento di crisi che attraversa il nostro territorio chiediamo pertanto alla presidente della Regione Lazio Renata Polverini di procedere senza indugio in tale direzione”.
Cgil Roma e Lazio, riorganizzare servizi territoriali sanità
30 luglio 2012 • 00:00