“Il tasso dei posti vacanti sale nel primo trimestre 2011, ma resta nella fisiologia storica dei posti non coperti, in gran parte posti nuovi o già esistenti ma liberi”. Lo dice Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil a commento dei dati Istat sui posti vacanti. Secondo Fammoni “era in circa l'1% medio negli anni che hanno preceduto la crisi (2007/2008) e rapportato a una base di riferimento più ampio. Naturalmente in tempo di crisi ogni possibilità deve essere al massimo sfruttata e anche 70.000 posti di lavoro in più farebbero molto comodo”.
“Può esserci un problema di mancanza di personale specializzato – spiega il sindacalista della Cgil - per quelle mansioni (non è dato conoscere né la qualità del lavoro né il tipo di rapporto di lavoro offerto) ma trattandosi di imprese sopra i 10 addetti molte avrebbero la capacità di formarlo. Probabilmente l'offerta riguarda occasioni di lavoro precarie, non garantite e spesso a basso reddito, come i dati sulle assunzioni obbligatorie dimostrano”.
La realtà quindi ha molto sfaccettature. “In Italia – dice ancora Fammoni - nell'ultimo anno mediamente l'80% delle persone è stato assunto con un contratto temporaneo e con caratteristiche che troppo spesso non hanno a che fare con le proprie competenze e i propri studi. Non si tiri quindi in ballo per commentare questi dati il problema della disponibilità delle persone, ma si affrontino i problemi strutturali dell'occupazione italiana”.
Cgil: posti vacanti fisiologici, nessuna meraviglia
24 giugno 2011 • 00:00