Si sono aperti con la relazione di Simona Ricci, segretaria generale uscente della Cgil Pesaro Urbino, i lavori del 9° congresso. Sul palco anche Susanna Camusso, segretario generale della confederazione. Domani è prevista la conclusione dei lavori e l’elezione del nuovo segretario generale della Camera del lavoro.
“Affrontare la complessità è prima di ogni altra cosa un atto di responsabilità politica – ha detto Simona Ricci –. Lo è sempre, ma lo è di più in questo tempo così difficile, un tempo in cui l’essere binari, bianco o nero, o il farsi guidare da un algoritmo per la selezione dei propri pensieri è estremamente facile. Niente di nuovo nei contenuti e nelle intenzioni, purtroppo: il ventennio di biopolitica televisiva berlusconiana ha lasciato segni e cicatrici indelebili, sembra un secolo ma è l’altro ieri”.
Sempre sul linguaggio e le sue regole, Simona Ricci ha descritto le cause e i danni prodotti dalla disintermediazione sociale portata avanti in questi anni dai vari governi che si sono succeduti, e che hanno tentato di cancellare i cosiddetti corpi intermedi, sindacato compreso. “Le preposizioni semplici del linguaggio politico cui abbiamo assistito in questi anni e cui assistiamo tutt’ora, e di cui oggi vediamo davvero l’inaudita violenza e volgarità, cancellano le subordinate, quindi il pensiero che costruisce mediazioni e quindi soluzioni condivise – ha spiegato –. Cancellavano e cancellano i corpi intermedi, tutti, o meglio quelli non funzionali a quel rapporto semplice e diretto, a quella costruzione politica. Dico a tutti che tu, il sindacato, non servi più, ti taglio le risorse destinate all’attività di tutela individuale, l’unica in parte sostenuta da risorse pubbliche ma di proprietà dei lavoratori dipendenti, nel caso dei patronati, in nome di una semplificazione normativa di là da venire e in verità esclusivamente funzionale alla riduzione del servizio pubblico, come sanno bene i lavoratori e le lavoratrici dell’Inps o delle agenzie fiscali, paragono i permessi sindacali ai privilegi della casta, come le auto blu (vero, è una citazione), parlo a un indistinto ‘popolo’ della cui presunta volontà mi servo per autolegittimarmi con un tweet, e il gioco della cancellazione delle parti sociali è fatto”.
“Peccato – ha aggiunto – che ne esca un Paese più povero, più rancoroso, più isolato dal resto dell’Europa, peccato che ne escano soluzioni raffazzonate, peccato che a perderci siano sempre gli stessi, i più deboli, perché sono loro per primi che hanno bisogno della buona politica e di una buona mediazione”.