Non ci sarà alcuna retromarcia da parte della Cgil nonostante l’incontro di martedì mattina, per la prima volta in 7 mesi, con il presidente del Consiglio sulla riforma del Lavoro. La Cgil scenderà in piazza il 25 ottobre a Roma, confermando punto per punto le proprie rivendicazioni e le proposte per rispondere all’emergenza lavoro, all’assenza di politiche industriali; scenderà in piazza per chiedere di estendere i diritti e non di cancellarli. Lo riferisce la Cgil di Pesaro e Urbino, in una nota.
E’ stato ribadito anche martedì pomeriggio all’assemblea, molto affollata, a Villa Fastiggi dove la Cgil ha confermato la volontà di contrastare questo disegno di legge di riforma del mercato del lavoro nel quale tutti i nodi restano da scigliere. A Villa Fastiggi erano presenti anche i delegati delle Rsu aziendali e tutti gli operatori dei servizi e delle associazioni legate alla Cgil.
La Cgil non ci sta a passare come organizzazione conservatrice e chiamerà i lavoratori in piazza con tutte le proposte per una seria riforma del lavoro, e per estendere diritti e tutele senza togliere quelli esistenti come l’articolo 18 dello Statuto dei Lavortori. E’ quanto detto dalla segretaria nazionale Vera Lamonica presente alla riunione, dove, tra l’altro, sono state distribuite centinaia di copie dello Statuto dei Lavoratori.
La segretaria nazionale confederale ha poi respinto al mittente le accuse lanciate al sindacato di non aver tutelato i lavoratori precari, ricordando chi, attraverso il potere legislativo, ha governato questo paese e ha voluto frammentare e dividere i lavoratori già dall’entrata in vigore della Legge 30. Parlamento, governo, non certo il sindacato. Fu proprio la Cgil, per prima, a lanciare l’allarme sul rischio declino alcuni anni fa. Allarme mai ascoltato e per anni negato o sottaciuto.
“Ovunque, in Europa, nessuno mai si permetterebbe di escludere il sindacato da un confronto sulle politiche per il lavoro, sulle politiche industriali ed economiche - ha detto Simona Ricci durante il suo intervento - e mentre questa presidenza italiana del semestre europeo si appresta a concludersi e a distinguersi come la prima a non essersi confrontata con nessun sindacato europeo, il nostro paese continua ad essere dentro una recessione lunghissima, con esiti drammatici per il lavoro e per la struttura produttiva, senza che nessuna delle malattie endemiche di cui soffriamo da almeno 15 anni sia stata affrontata con gli strumenti adeguati.
Ma, nella ‘colpa’ delle ricette sbagliate che l'Unione Europea continua ad imporre, c'è tanta parte di responsabilità nostrana che andrebbe evidenziate. E la domanda da contrapporre sarebbe ‘Ma voi quale idea di politica economica avete?’. Se i fondamentali della nostra economia continuano mensilmente a peggiorare, sarà davvero tutta colpa del sindacato e dell'articolo 18? Nessuno – ha concluso la segretaria generale della Cgil Pesaro Urbino - dotato di un minimo di buon senso, può pensare che l'affermazione del premier ‘Gli investitori stranieri sono terrorizzati dall'articolo 18’ corrisponda alla realtà.
E’ vero che gli investitori stranieri non stanno comprando i ‘gioielli’ dell'industria pubblica e privata italiana, e della nostra regione, perché sono terrorizzati ma dall'illegalità diffusa, dai ritardi della giustizia civile, da una burocrazia asfissiante alla quale la riforma Madia non ha posto alcun rimedio e dall'assoluta mancanza di sostegno pubblico alla ricerca e all'innovazione, dai ritardi immensi che abbiamo accumulato nella formazione continua professionale della nostra forza lavoro, dal disinvestimento progressivo operato nell'ultimo decennio sul sistema dell'istruzione pubblica”.
In questi giorni sono iniziate le richieste di adesione alla manifestazione del 25; la Cgil di Pesaro ha messo a disposizione dei pullman. Per informazioni chiamare il numero 0721/4201 oppure contattare la sede Cgil più vicina.
Cgil Pesaro, il 25/10 a Roma: estendere i diritti
8 ottobre 2014 • 00:00