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“Saremo chiamati gufi, ma è davvero difficile entusiasmarsi davanti ai dati diffusi quest'oggi da Istat e Inps, e non riusciamo a capire come si possano definire decisive per la crescita riforme come quella del Jobs Act”. Sono le parole di Tania Scacchetti, segretaria confederale Cgil, che commenta così gli ultimi dati sull'occupazione.
Nel dettaglio, la dirigente sindacale sottolinea “una crescita del tasso di occupazione molto lenta, estremamente precaria, dalla quale i giovani sono quasi completamente esclusi a favore degli over 50. Dell'aumento di nuovi posti di lavoro (+ 580mila nei primi 6 mesi del 2017 rispetto al 2016) la stragrande maggioranza (500mila) sono attivazioni a termine, mentre il tempo indeterminato mostra un dato negativo”.
“Il calo dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali, da analizzare - spiega Scacchetti - all'interno delle scelte di restrizione del loro perimetro e utilizzo, evidenzia ancora un quadro di forte variabilità, ed è accompagnato da una crescita delle domande di disoccupazione di poco inferiore al 4%. Ciò dimostra che, in molti casi, si preferiscono i licenziamenti agli strumenti conservativi, segno delle difficoltà sia del sistema produttivo che nell'avvio delle politiche attive”.
“In questo contesto, tutt'altro che positivo, i giovani e coloro che si collocano nelle fasce centrali di età - aggiunge la segretaria confederale - continuano ad essere soggetti deboli all'interno di una debolezza strutturale del mercato del lavoro, stretti fra negazione del diritto al lavoro, precarietà, ricattabilità e abusi quali l'uso del tirocinio. L'aver dequalificato e precarizzato il lavoro è una delle ragioni della mancata crescita del Paese”.
“Riteniamo quindi - aggiunge Scacchetti - che al centro delle scelte politiche non dovrebbero esserci interventi di breve respiro, bonus e decontribuzioni, ma investimenti pubblici e privati così da favorire la domanda, che resta il vero ostacolo alla ripresa economica del Paese, la più lenta d'Europa che sta determinando una condizione del lavoro drammatica con negativi divari territoriali e anagrafici”. “Servono - ribadisce - politiche più lungimiranti e strutturate, investimenti diretti a creare posti di lavoro. Crediamo che sia giunto il momento di un netto cambio di rotta utilizzando una pluralità di leve per favorire occupazione, crescita e sviluppo: interventi in formazione e istruzione, investimenti in ricerca e sviluppo, rafforzamento delle infrastrutture sociali, messa in sicurezza del territorio”. Conclude Scacchetti.