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“Il riconoscimento dei reati contro l'ambiente è un atto dovuto, e da troppo tempo disatteso”. Così Domenico di Martino e Simona Fabiani, del dipartimento Ambiente e Territorio della Cgil nazionale, commentano l'ok definitivo al Senato sul ddl ecoreati. “Da tempo, sollecitiamo l'approvazione di una norma che consenta di punire tutti coloro che, nel perseguire il profitto, procurano danni alla salute delle popolazioni, dei lavoratori e all'ambiente. Purtroppo, però, nel ddl approvato permangono delle criticità e dei punti di debolezza”.
“Riteniamo molto grave il fatto che la tecnica di ricerca dell’airgun, che produce effetti devastanti sull'ambiente marino e sulla pesca, alla fine sia stata tolta dal ddl, e quindi non verrà considerata reato. Si tratta di un reato, la cui introduzione – ricordano i dirigenti sindacali – è stata duramente contrastata dalle compagnie petrolifere”.
Per la Cgil, tra le criticità del provvedimento del governo, ci sono la terminologia utilizzata per definire i reati, come 'deterioramento rilevante', 'abusivamente', 'alterazione irreversibile', 'particolarmente onerosa'. Termini che, spiegano di Martino e Fabiani, “potrebbero essere soggetti a libera interpretazione, rendendo difficile l'accertamento del reato, o addirittura potrebbero togliere efficacia alla norma, in caso di disastri ambientali avvenuti in presenza di un'autorizzazione amministrativa”.
Infine, per quanto riguarda le pene, sottolineano i dirigenti sindacali, “non ci sembrano efficaci, nè proporzionate alla gravità dei reati né dissuasive, come nel caso del reato di traffico e abbandono di materiale radioattivo che, se produce pericolo per le vite delle persone, può arrivare a un massimo di nove anni di pena”. Inoltre, concludono i due esponenti Cgil: “Non è condivisibile la riduzione della pena fino alla metà, nel caso in cui il fatto è commesso per colpa e in caso di ravvedimento, o addirittura in caso di associazione a delinquere e traffico illecito dei rifiuti”.