"L’episodio della sospensione delle interruzioni di gravidanza presso l’ospedale di Jesi, a causa dell’obiezione di coscienza di tutti i medici ginecologi, che segue di pochi mesi l’analoga vicenda dell’ospedale di Fano, desta non poco sconcerto. Ma ciò che preoccupa è soprattutto il fatto che, a distanza di sei mesi, la situazione sia sostanzialmente invariata con un servizio pubblico che non viene adeguatamente garantito: sono trascorsi 35 anni dall’emanazione della legge sulla tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza (legge 194/78), eppure la sua concreta attuazione è ancora piena di ostacoli". La denuncia è della Cgil e della Fp delle Marche.

Peraltro, secondo le cifre dell’ultima relazione annuale del ministero della Salute, già nel 2010, a fronte di 2.409 interruzioni volontarie di gravidanza effettuate da donne residenti nelle Marche, il 5,5% degli interventi sono stati fatti fuori provincia e il 24,5% fuori regione: "Quest’ultimo dato –  spiegano Cgil e Fp Marche –, è pari al quadruplo della media nazionale. Il numero sempre più ampio di obiettori di coscienza, e in generale i disagi e le difficoltà nell’attuazione della Legge 194 stanno svuotando nei fatti i contenuti di una legge dello Stato e, oltre a colpire le donne in un momento particolarmente difficile e delicato della loro vita, penalizza anche medici, anestesisti e infermieri non obiettori che vedono ricadere su di loro tutto il carico delle interruzioni di gravidanza".

"Occorre ricordare – aggiunge il sindacato –, che nelle Marche gli obiettori di coscienza, di poco inferiori alla media nazionale, costituiscono il 60% dei medici, il 47% degli anestesisti e il 40% del personale non medico. Inoltre, la Regione si colloca da anni all’ultimo posto tra le regioni italiane per l’impiego della pillola ru 486 e nel primo semestre del 2011, è l’unica regione nella quale nessuna interruzione volontaria di gravidanza è avvenuta somministrando la pillola ru 486, mentre in regioni come l’Emilia Romagna le igv con la cosiddetta pillola abortiva sono 905 (pari al 17% del totale) e in Toscana 317 (9%)".

"Inoltre, desta preoccupazione anche la complessiva situazione dei 67 consultori familiari nelle Marche, la cui operatività è resa sempre più difficile dalla mancanza di organico, e in particolare delle necessarie figure professionali specialistiche, a partire dalla figura del ginecologo, tanto che in molti consultori non è possibile avere la certificazione per l’igv, piuttosto che la necessaria attività di prevenzione. Pertanto, si ritiene che tale situazione richieda interventi tempestivi per garantire adeguatamente sul territorio marchigiano tutti i servizi previsti dalla legge, al fine di tutelare la salute e i diritti delle donne. Infine, è necessario e urgente che la Regione apra uno specifico approfondimento su queste tematiche per verificare l’effettivo stato di attuazione della legge 194/78 nel territorio, rendendo subito noto la presenza di obiettori di coscienza per territorio, strutture, nonché per categorie professionali, chiarisca la situazione della somministrazione della pillola ru 486 e del funzionamento dei consultori", concludono Cgil e Fp Marche.