Mercoledì 30 maggio 2018 la Cgil Lecce organizza, con il patrocinio del Comune di Gallipoli, un incontro per approfondire i temi della gig economy (l"’economia dei lavoretti o delle piattaforme"), ossia del nuovo modello di consumo e di lavoro che i giganti del web 2.0 stanno imponendo negli ultimi anni. La manifestazione si intitola: "Le nuove disuguaglianze nel mondo del lavoro. Chi paga per i miei Lavoretti?”. L’appuntamento è in programma alle ore 17.30 nella Biblioteca Sant’angelo (nel centro storico di Gallipoli).
Dopo i saluti del sindaco, introdurrò brevemente la tavola rotonda che seguirà. Interverranno poi: la compagna Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale della Filcams nazionale; Barbara Covili, general manager di MyTaxi Italia; il giornalista di Repubblica Riccardo Staglianò, autore del libro “Lavoretti. Così la “Sharing Economy” ci rende tutti più poveri” (ed. Einaudi, 2018). Modera il capocronista del Nuovo Quotidiano di Puglia, Vincenzo Maruccio. L’iniziativa si colloca all’interno del percorso che abbiamo denominato “Aspettando le Giornate del Lavoro”, in vista del grande evento che ci vedrà ancora una volta protagonisti tra il 13 ed il 16 settembre a Lecce. Inoltre l’incontro ha ricevuto il patrocinio del Comune di Gallipoli e il riconoscimento dell’Ordine dei Giornalisti per l’assegnazione di 3 crediti formativi per la Formazione Professionale Continua.
«La Cgil non è contraria alla tecnologia. Digitalizzazione e automazione sono processi che vanno incoraggiati e mai demonizzati. La nostra organizzazione è impegnata da tempo nell’individuazione di nuovi modelli di contrattazione e di codeterminazione che siano al passo coi tempi», dice Valentina Fragassi, segretaria generale della Cgil Lecce. «Dietro al servizio gratuito di spedizione dei big dell’e-commerce, dietro ad un servizio online prestato quasi sotto-costo, dietro alla condivisione di una proprietà (sia essa un’automobile o una porzione di appartamento), dietro all’efficienza e alla gratuità dei social e dei motori di ricerca esiste un immenso e globale sottobosco di sfruttamento, negazione dei diritti, elusione fiscale». Lo schema della Gig Economy è sempre lo stesso: l’imprenditore mette a disposizione una piattaforma, dietro il pagamento di una lauta commissione, per far incontrare domanda e offerta di lavoro. Il presupposto però è che il lavoratore, inquadrato come autonomo, si accolli il rischio d’impresa, nonostante l’app controlli organizzazione, orari e ritmi di lavoro. Un sistema che ci fa risparmiare oggi, come consumatori, ma che come cittadini rimpiangeremo domani per le conseguenze che avrà sul welfare. È un tema particolarmente attuale: dal punto di vista politico, vista l’esigenza troppo a lungo rinviata di normare, in campo fiscale e in campo giuslavoristico, una così ampia zona grigia; dal punto di vista sindacale, perché si è già aperta una lunga stagione di vertenze per il riconoscimento dei diritti di questi lavoratori e per l’affermazione di un nuovo modello di relazioni industriali basato sul coinvolgimento dei lavoratori nella governance di impresa».