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Un filo di continuità lega la conferenza generale sul Mezzogiorno alle Giornate del lavoro di Lecce. Ai microfoni di Italia parla, la rubrica di RadioArticolo1, il segretario confederale Cgil, Nino Baseotto, ha fatto il punto delle iniziative in corso in Puglia dedicate a Sud e lavoro.
“Dopo due anni dall’ultima assemblea – ha esordito il sindacalista –, era giusto riprendere il discorso sul Mezzogiorno, che, com’è noto, è una delle chiavi strategiche affinchè il Paese possa riprendere la via della crescita. Abbiamo lanciato quattro filoni d’intervento e alcune proposte concrete per contrastare i drammi sociali legati alla mancanza di lavoro, all’emarginazione e alla povertà, assai diffuse nelle regioni meridionali, ma di cui, purtroppo, si parla pochissimo nella narrazione ufficiale. Il Mezzogiorno vive in condizioni materiali assai difficili, che mettono in discussione i diritti fondamentali delle persone. Ed è proprio dalla riconquista di quei diritti di cittadinanza, salute, istruzione, mobilità, oltre all’affermazione di politiche industriali e alla salvaguardia del territorio, che parte il nostro programma, che in larga parte riprende quanto già affermato a suo tempo con il Piano del lavoro. Al Sud c’è l’ambizione di voler cambiare le condizione delle persone, fatta attualmente perlopiù di lavoratori precari e disoccupati. Di questo, ce ne siamo accorti già durante la raccolta di firme della campagna referendaria e sulla Carta dei diritti nei mesi scorsi, dove le nostre strutture di quei territori hanno portato un contributo importante, legato non solo a una grande capacità organizzativa, ma anche a un desiderio di riscatto assai forte”.
“Per creare lavoro e per far sì che s’interrompa l’enorme flusso di giovani laureati e diplomati che abbandonano l’Italia e se ne vanno all’estero, dobbiamo cambiare la politica economica del Paese – ha detto il dirigente sindacale –. Questo vale a livello nazionale, ma soprattutto nelle regioni del Sud. Dobbiamo superare il principio liberista dell’austerità che da troppo tempo si è instaurato in Europa e in Italia, fondato sul fatto che si può uscire dalla crisi comprimendo diritti e domanda: questo, è ovvio, è l’esatto opposto di quello che pensiamo noi. Durante le Giornate del lavoro noi parleremo anche di centralità e rilancio della politica industriale, che - va ricordato - manca da almeno vent’anni nel nostro Paese, ed è chiaro che se non riparte l’industria né l’Italia né tantomeno il Mezzogiorno possono ripartire. La proposta Cgil è quella di creare un soggetto pubblico istituzionale in grado di scegliere e indirizzare la nostra connotazione manifatturiera, che poi non è più solo e semplicemente industria, ma ormai anche terziario e servizi. Tutte cose che dovrebbero costituire il sale di ogni politica e iniziativa economica di un Paese. Come del resto ha fatto la signora Merkel in Germania, difendendo, promuovendo e sostenendo industria, terziario e servizi tedeschi in tutti questi anni di crisi, mentre noi abbiamo continuato a stare fermi al palo”.