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“Quella sui voucher è una scelta di ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro, una scelta che tradisce le numerose promesse fatte dalla politica. Un’idea di lavoro senza qualità in settori che, invece, avrebbero bisogno di un grande processo di qualificazione, a partire da consistenti investimenti”. Lo ha dichiarato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, nel corso del flash mob #NOVoucher promosso dalla confederazione a Roma in piazza della Rotonda, davanti al Pantheon.
“Il Parlamento - prosegue Camusso - abbia un sussulto di orgoglio, non voti forme di precarietà. Ribadiamo che un decreto che nasce con l’ambizione di chiamarsi ‘dl dignità’, ma che ha come effetto la precarizzazione, non ha nessun titolo per chiamarsi così”. Se questa norma verrà tradotta in legge, dunque, "ricominceremo a contrastarla esattamente come abbiamo fatto negli anni scorsi”.
LA GIORNATA
La Cgil ha proseguito la sua mobilitazione #NoVoucher mentre in Parlamento si discutono misure per estendere l’utilizzo dei buoni lavoro. L'appuntamento si è svolto oggi (giovedì 2 agosto) nella capitale, dalle ore 11. “Dopo cinque giorni di presidio unitario davanti a Montecitorio, insieme alle categorie delle lavoratrici e dei lavoratori del turismo, del commercio e del pubblico impiego - fa sapere la Cgil - siamo ancora in piazza per chiedere ai parlamentari di avere il coraggio di stare dalla parte giusta: insieme a quel milione e mezzo di italiani che un anno fa ha detto no al lavoro senza diritti, no alla precarietà, no ai voucher”.
Intervenendo nei giorni scorso alla festa del sindacato a Massa Carrara, Camusso ha definito la reintroduzione dei voucher "una schifezza". A suo giudizio non ci sarà "un'ondata di utilizzo dei voucher, ma serviranno a coprire tutte quelle forme di contratto a nero, o a grigio". Insomma, ha rimarcato Camusso, "dovevano cambiare il mondo, ma di coraggio ne hanno ben poco". Più in generale Camusso ha espresso la sensazione che "ormai il decreto non sia all'altezza di usare il nome dignità. Quindi permettetemi di chiamarlo decreto Di Maio – ha aggiunto – che forse permette di ricondurlo alla sua immediata natura".
La Cgil ha anche lanciato nei giorni scorsi una raccolta di firme ‘Tu rimetti, io firmo’, che consegnerà direttamente ai parlamentari delle commissioni Lavoro e Finanze. Per sottoscrivere la petizione clicca qui. Il punto, secondo la Cgil, è che “esistono altre tipologie contrattuali che possono sopperire alle esigenze delle aziende di breve durata. La contrattazione - spiega il segretario confederale Franco Martini - è in grado di regolare queste esigenze, quindi è assolutamente inaccettabile che si riproponga l'uso di uno strumento contro il quale abbiamo consegnato oltre un milione di firme per un referendum che non abbiamo potuto fare. Quindi c’è anche una presa in giro di una parte consistente del paese che si è pronunciata contro questo strumento”.