“Assistiamo a una escalation di violenza verbale nei confronti delle donne, degli stranieri, attraverso il canale dei social media che non può più non vedere ognuno rispondere delle gravità delle affermazioni propagandate attraverso la rete, che vanno dall’incitamento all’odio al razzismo e sessismo più ripugnante. Oltre a educare all’uso del linguaggio e di questi strumenti, è arrivato il momento che sia la legge a intervenire e punire chi si macchia di un reato che ha conseguenze sociali molto pericolose”. E' quanto afferma la segretaria provinciale della Cgil di Foggia, Loredana Olivieri, in merito al caso di un dirigente di San Giovanni Rotondo della formazione politica di Salvini, “che partendo dal drammatico caso di stupro di Rimini è arrivato a invocare uguale violenza per la presidente della Camera, Laura Boldrini, e le militanti del Partito democratico. E’ un atto vergognoso che qualifica chi lo ha compiuto ma che non può passare più sotto silenzio. Che sia un semplice cittadino o un militante politico forme di incitamento alla violenza vanno perseguite per essere da lezione per tutti”.
Sulle pagine dei social media “assistiamo a gente che impunemente può incitare al razzismo nei confronti della deputata europea ed ex ministra Cecile Kyenge, anche su siti di testate informative che dovrebbero prevedere un minimo di moderazione degli interventi, con la cancellazione di quelli offensivi e violenti o la loro segnalazione alle forze dell’ordine. Non è solo la calunnia o la diffamazione gridata in uno spazio pubblico qual è un sito di news o un social media. E’ avvelenare un clima già contraddistinto da forti tensioni sociali alimentate da una profonda crisi economica, occupazionale e sociale che finisce per scaricare sugli ultimi, i più deboli spesso, o verso figure simboliche tutto il malcontento. E che dalle parole si possa passare a degenerazioni e violenze di fatto è la preoccupazione che deve mettere tutti in allarme”.
“Insulti e minacce che subiscono spesso anche i più giovani – denuncia Loredana Olivieri –, aggressioni che devono uscire dal silenzio della dimensione privata perché sono atti di prevaricazione che feriscono, provocano traumi, e spesso proseguono per la vittima anche oltre la sfera virtuale. Razzismo, incitamento alla violenza sulle donne, cyberbullismo sono reati e come tali vanno perseguiti. Che cessi questa impunità e ognuno si assuma la responsabilità dei propri atti”.