“Nei prossimi giorni i sindaci modificheranno il Patto di Sindacato e lo statuto di Iren per cedere a privati una parte consistente delle proprie azioni e scendere progressivamente dall'attuale 51% fino al 25%. Gli azionisti pubblici di Iren venderanno ai privati parte della proprietà dei territori per fare cassa, rinunciando ai dividendi che in questi anni hanno consentito agli enti locali di difendere lo stato sociale senza aumentare la tassazione. Pur considerando tutte le ragioni che potrebbero aver spinto i sindaci azionisti a intraprendere questa iniziativa, non la condividiamo”. Così in una nota la Cgil Emilia Romagna con la Funzione pubblica e la Filctem regionali.
Ecco le ragioni del no spiegate nel dettaglio: “I problemi di finanza pubblica non possono essere risolti ricorrendo alla alienazione di beni pubblici, quando andrebbero invece contrastate le politiche di austerità; nonostante le rassicurazioni, in verità poco convincenti, il maggior peso dei soci privati avrà effetti negativi sulla qualità dei servizi e sulle condizioni di lavoro: l'investitore privato punta ad un rapido ritorno economico e questo mal si concilia con gli interessi dei cittadini ad avere servizi più efficienti e a costi inferiori; aumenterà la contraddizione tra interesse pubblico e profitto: il management sarà continuamente pressato dai soci privati, dal “mercato” perché aumenti i profitti e tenderà quindi a ridurre i costi con la concreta possibilità di tagli al personale; prevarrà la speculazione finanziaria del “mercato” su beni pubblici come l’acqua e il ciclo dei rifiuti con il rischio che aumentino delle tariffe per garantire maggiori profitti ai soggetti privati; aumenterà l’indebitamento, già oggi oltre il limite di guardia;
attraverso le esternalizzazioni peggioreranno le condizioni di tutti i lavoratori, compresi quelli dei settori già oggi soggetti ad appalto, aumentando la disparità nei trattamenti economici e nei diritti”.
In nome dell’efficentamento, prosegue la nota, “si potrebbero prospettare trasferimenti non volontari del personale e chiusure di sedi in tutti i settori: da quello operativo, al commerciale fino a quello amministrativo; nelle gare per la gestione del gas, dei cicli dell’acqua e dei rifiuti potrebbero essere esternalizzate attività lavorative attraverso società di scopo formate ad hoc con i privati, con un abuso del lavoro in appalto e in subappalto; peggiorerà la qualità dei servizi, diminuirà il legame con il territorio e in caso di emergenza sarà più difficile intervenire tempestivamente, in particolare nei comuni più lontani dalle sedi operative di partenza”.
Così conclude il comunicato: “Contrasteremo la privatizzazione della società mobilitando le lavoratrici e i lavoratori del gruppo Iren e dell’indotto fino, se necessario, alla proclamazione dello sciopero, rivendichiamo altresì la necessità di aprire un confronto pubblico sulle scelte dei principali comuni soci, evidentemente da questi ultimi escluso, visti i tempi previsti per l’approvazione da parte dei consigli comunali delle modifiche statutarie, dalla metà del mese in corso, senza che ad oggi sia stato divulgato documento alcuno”. Le delegate e i delegati della Cgil del Gruppo Iren conferiscono infine mandato alle strutture sindacali di verificare se il documento "Lettera ai sindaci azionisti di Iren" possa essere condivisa con Cisl e Uil e quindi inviata unitariamente”.