"Da tempo, come sindacato, denunciamo il fatto che sempre più spesso i lavoratori rinunciano all'affermazione integrale dei loro diritti da parte del magistrato, 'accontentandosi' di ottenere solo parzialmente quanto a loro dovuto, sottoscrivendo accordi in tal senso con la controparte o addirittura, in molti casi, rinunciandovi del tutto". Così la Cgil dell'Emilia Romagna in una nota.
"Ora questa nostra denuncia trova puntuale e autorevole conferma nei dati della magistratura che, con le parole del presidente del Tribunale del lavoro, giudice Carlo Sorgi, ha reso noto che dal 2011 ad oggi i ricorsi sono diminuiti del 30%. Ad una lettura superficiale del dato si potrebbe dire: bene! Vuol dire che i diritti dei lavoratori in questi anni sono stati rispettati di più, che il lavoro nero ed irregolare è finalmente diminuito. Ma, purtroppo, la realtà è ben altra!", continua il sindacato.
"Nel corso degli ultimi anni, gli interventi legislativi hanno reso, per i lavoratori, sempre più costoso l'accesso alla giustizia, stabilendo sia la fine della gratuità del processo del lavoro sia riducendo al lumicino per il giudice la possibilità di 'compensare le spese', e quindi il lavoratore, se perde la causa, è anche obbligato al pagamento delle spese dell'avvocato dell'azienda. Se a ciò, si somma il dato del timore per la propria condizione di lavoro, che questa lunghissima e devastante crisi sociale ha determinato, il gioco è fatto", prosegue la confederazione.
"Per i lavoratori si tratta, dunque, dell'ennesimo ostacolo, posto davanti alla domanda di difesa e accesso alla giustizia, che non tiene in alcun conto la disparità delle condizioni delle parti in causa e la lesione dei diritti costituzionali a tutela del lavoro. Per non parlare degli interventi (Fornero 2012) che hanno modificato, riducendole, le tutele previste dallo Statuto dei lavoratori in caso di licenziamento illegittimo. E presto, vedremo le ricadute effettive delle disposizioni del Jobs act sui lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015", aggiunge il sindacato.
"La confederazione, attraverso la proposta di legge d'iniziativa popolare di cui è promotrice, la 'Carta dei diritti universali del lavoro', intende riconquistare ed estendere il diritto ad una tutela reale in caso di licenziamento illegittimo, ripristinare le condizioni alla base della gratuità del processo del lavoro, affermare diritti fondamentali che riunifichino il mondo del lavoro e che tutelino, perciò, tutti coloro che lavorano, indipendentemente dal tipo di contratto, sia esso subordinato o autonomo", conclude la Cgil regionale.