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“Poche e decisamente insufficienti”. Così la Cgil nazionale commenta le modifiche intervenute ieri nel passaggio alla Camera del Ddl Lavoro autonomo e agile. “Non neghiamo l'importanza del provvedimento nel suo complesso - aggiunge - ma rileviamo alcune mancanze e criticità anche gravi, come abbiamo fatto notare più volte nel corso dell'iter legislativo”.
Tra queste criticità la Cgil rileva “l'inclusione tra i destinatari dei collaboratori coordinati e continuativi, che, specie a causa delle nuove norme sulla maternità, rischiano di vedere arretrare le proprie tutele”. “Alcuni diritti che sono stati introdotti sono, già alla nascita, delle ‘armi spuntate’, pensiamo - sottolinea la Cgil - alla sospensione dei rapporti di lavoro in caso di malattia grave, infortunio o maternità, diritto che è subordinato all'interesse del committente”.
Inoltre “nulla si prevede sull'equo compenso, non vi sono ammortizzatori per le partite Iva in difficoltà, né un aumento dell'indennità di malattia o facilitazioni per l'accesso al welfare contrattuale”. “Siamo invece favorevoli - prosegue la Cgil - all'eliminazione del vincolo di parentela per le eventuali sostituzioni per maternità”.
Per il sindacato di corso d'Italia “più complesso il giudizio in merito alla stabilizzazione della Dis-Coll, la cui platea includerá anche assegnisti e dottorandi, e all'estensione delle prestazioni per i professionisti. In entrambi i casi - spiega - si tratta di misure positive, che vanno sicuramente ad arricchire un sistema di tutele molto ridotto, e che, per quanto riguarda le partite Iva, potrebbe essere ulteriormente allargato dai decreti delegati del Governo. Per tutti e due i provvedimenti è previsto un incremento dell'aliquota aggiuntiva (0,51% per i collaboratori, con ripartizione, e fino a 0,5% per gli autonomi)”.
“Questo, per quanto riguarda i collaboratori, comporta l'aumento della quota Inps a loro carico già oggi superiore a quella dei lavoratori dipendenti, cosa ancor più grave in quanto nel Ddl non viene ripristinato l'aggancio ai minimi contrattuali dei Ccnl. Inoltre l'assenza, ancora una volta, dell'automatismo delle prestazioni per i collaboratori non garantisce l'esigibilità della Dis-coll al pari di quanto già avviene per malattia, congedi parentali e assegni al nucleo familiare”.
Per la Cgil “si sarebbero potuti utilizzare i cospicui avanzi di bilancio (circa 70 milioni nel 2016) della contribuzione aggiuntiva in Gestione Separata, che sono invece, e saranno nei prossimi anni impegnati in solidarietà interna al sistema previdenziale. È indispensabile quindi un monitoraggio sull’utilizzo della contribuzione versata da collaboratori e professionisti, a cominciare dal tavolo tecnico permanente di confronto sul lavoro autonomo previsto dal Ddl”.
“Riteniamo che un'analisi delle entrate e la volontà di trovare coperture diverse possano portare a una diminuzione delle aliquote aggiuntive o alla previsione di ulteriori tutele per gli iscritti a parità di versamento. Auspichiamo quindi - conclude la Cgil - che di queste considerazioni si possa tenere conto nel passaggio del Ddl al Senato in modo da ridurre la contribuzione eccessiva in capo ai collaboratori”.