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“I dati apparentemente positivi, in particolare quelli relativi a giovani e donne, diffusi oggi dall’Istat non devono sottacere i gravi ritardi del nostro mercato del lavoro”. Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti commenta le ultime rilevazioni Istat su ‘occupati e disoccupati’.
Secondo il rapporto la disoccupazione resta ferma al 9,7% a novembre. Si registra una crescita del tasso di occupazione, che raggiunge il 59,4% con un +0,1 punti rispetto a ottobre. Le persone che risultano occupate in Italia toccano quota 23 milioni 486 mila, in crescita di 41 mila unità. Nel dettaglio aumentano i “posti fissi”, ovvero i dipendenti permanenti (+67 mila), mentre diminuiscono sia i dipendenti a termine (-4 mila) sia gli indipendenti (-22 mila).
Per la dirigente sindacale “la stima mensile non è sufficiente a dare significative indicazioni di tendenza. Quanto rilevato a novembre evidenzia una sostanziale stagnazione, così come il 2019”. “In Italia – prosegue – il lavoro è precario per più di 3 milioni di persone; la disoccupazione continua, oramai da quasi dieci anni, ad essere il terzo tasso più alto d’Europa, dopo Spagna e Grecia; pesantissimo il divario di genere (gli uomini occupati sono il 70%, mentre le donne il 50%), drammatico quello territoriale (divario occupazionale Nord-Sud è di quasi il 30%, con alcune regioni settentrionali sopra il 75%, e alcune meridionali appena sopra il 40%. Tutto ciò con una marcata ripresa della cig)”.
“Chiediamo quindi al governo un’iniziativa più vigorosa, in cui il buon lavoro diventi una priorità, un’ossessione – prosegue –. Vanno invertite quelle politiche che negli anni hanno generato precarietà, flessibilità, riduzione dei diritti, impedendo al Paese di crescere. Serve quindi un Piano del Lavoro, che crei occupazione attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati. È necessario rafforzare ed estendere tutele e diritti a tutte le lavoratrici e i lavoratori così come proponiamo con la Carta dei diritti. Infine – conclude – occorre il riconoscimento della reale rappresentanza sindacale che metta fine ai contratti ‘pirata’, responsabili di dumping salariale”.