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"1.600 prigionieri palestinesi, attraverso le voci e le testimonianze dei loro familiari e dei loro avvocati, hanno denunciato le condizioni d'isolamento e maltrattamenti, di cui sono sistematicamente vittime: dalla negligenza per le cure sanitarie alle detenzioni amministrative illimitate, dalle forti e ingiustificate restrizioni e ostacoli per le visite familiari alle detenzioni in violazione alla IV convenzione di Ginevra, che obbliga la forza occupante a detenere i prigionieri nei territori occupati e non a trasferirli nel proprio territorio. Una denuncia che ha portato tutta la comunità palestinese a realizzare il 28 aprile uno ‘sciopero per la libertà e per la dignità’, che ha visto le serrande abbassate in tutta la Cisgiordania e una partecipazione come da decenni non si vedeva nei territori palestinesi". Così Cgil, Cisl e Uil in una nota unitaria.
Cgil, Cisl e Uil, insieme alla Confederazione sindacale internazionale (Csi), "esprimono il loro sostegno e solidarietà alle iniziative pacifiche e non violente in corso in Palestina e in molte città di ogni parte del mondo per chiedere alle autorità israeliane l’immediato rispetto dei diritti umani fondamentali per i prigionieri palestinesi, in sciopero della fame dal 17 aprile. Il rispetto dei diritti umani, per ogni donna e per ogni uomo, in qualsiasi situazione si trovino, è la condizione imprescindibile per costruire la pace e la convivenza, per rispondere con la forza e le ragioni del diritto alla follia della violenza. Infine, ribadiscono il loro sostegno e impegno per la ripresa del processo di pace e la concreta affermazione del principio di 'due stati per due popoli', quale condizione per la pace giusta e duratura tra palestinesi ed israeliani".