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Un nuovo progetto di relazioni industriali per il mondo del lavoro e per il paese, per affermare il ruolo delle parti sociali come elemento centrale di democrazia, tutela e miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Un sistema moderno che i sindacati vogliono realizzare insieme. È un passo storico per Cgil, Cisl e Uil: oggi (14 gennaio) gli esecutivi unitari hanno approvato all’unanimità la proposta sulla riforma delle relazioni industriali, nella riunione che si è svolta a Roma all’auditorium di via Rieti (qui il testo della proposta). Quando il documento ha ottenuto il sì all’unanimità, senza contrari né astenuti, è seguito un applauso che ha chiuso gli esecutivi. Ora il testo verrà inviato alle imprese per aprire il confronto. Con una consapevolezza: la vertenza con i datori di lavoro non sarà facile, ma verrà condotta con maggiore forza proprio perché unitaria. Intanto il via libera di oggi segna un punto importante per l’iniziativa comune e lancia la proposta all’attenzione del paese.
“È una giornata che serve molto a tutti noi. Dopo la piattaforma unitaria sulle pensioni del 17 dicembre, continuiamo a muoverci insieme”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nel suo intervento che ha concluso l’appuntamento. “Tante iniziative importanti sui contratti si sono già svolte unitariamente, come lo sciopero per il contratto della grande distribuzione e la mobilitazione dei lavoratori pubblici. Anche gli addetti dell’alimentazione, dopo la rottura del tavolo, hanno annunciato iniziative unitarie. Vogliamo conquistare insieme contratti che non si vedono da anni, come i lavoratori pubblici e della scuola: è una stagione di grande mobilitazione”. Sulla strada che ha portato alla proposta, ha spiegato, “abbiamo avuto un percorso complicato che ha costruito un’opinione unitaria. Le varie ipotesi che si rincorrono, come quella di Confindustria, hanno un preciso punto di conflitto, vecchio come il mondo: loro sostengono il primato dell’impresa. Le aziende pensano a un sistema di produzione che funziona sulla riduzione dei costi e ha bisogno di ridurre i salari. Il presidente di Federmeccanica dice con orgoglio che l’aumento andrà al 5% di lavoratori. Il contratto, nella lettura di Confindustria, deve diventare lo strumento utile a mantenere un modello di produzione basato sulla riduzione dei costi. Ma il nostro paese è in crisi strutturale proprio perché si è basato sulla riduzione. Il passo successivo – secondo loro – è che il sindacato non deve infastidire troppo le imprese”.
Camusso ha quindi proseguito: “La prima cosa da dire, al sistema pubblico e privato, è che i fattori che impediscono la crescita di produttività non sono l’eccesso di retribuzione dei lavoratori, ma aver fatto una politica di sola competizione, tralasciando l’innovazione. Confindustria dice ‘riduco un po’ i costi e tiriamo dritto’. La nostra proposta dice invece che serve un cambiamento strutturale del sistema”. Il testo unitario “propone un innalzamento del livello di partecipazione e condivisione: vogliamo una contrattazione di secondo livello che sia all’altezza di questa stagione. Non si può riproporre l’idea che i due livelli di contrattazione siano alternativi, è un’altra idea vecchia e superata. Abbiamo alle spalle una stagione difensiva terribile che non è ancora finita, sono diminuiti i lavoratori e si sono distribuite meno risorse. Il sindacato deve avere in mente il lavoro, vedere e ridurre le diseguaglianze: per questo c’è bisogno del primo livello universale, come principio di uguaglianza, e di riqualificare ed estendere il secondo livello”.
Oggi, ha ripreso il segretario, “lanciamo qualcosa di estremamente importante, una proposta per definire un nuovo modello di relazioni industriali: sfidiamo le controparti su molti temi, come il nostro ruolo di soggetti regolatori. Riorganizzazioni, chiusure, processi di mobilità, ammortizzatori che mancano: va diffusa l’idea di un governo comune di questi processi. Nel rapporto con i datori vogliamo essere soggetti attivi, anche sulla definizione della politica industriale del paese”. Parlando dell’operato del governo: “Siamo contenti per le assunzioni e trasformazioni che sono avvenute, ma come spieghiamo 100 milioni di voucher? E se il voucher comincia a diventare un modello strutturato?”, si è chiesta il leader della Cgil. “Non c’è professionalità né innovazione con la parcellizzazione dei saperi nei luoghi di lavoro. Come vedete, abbiamo molto da discutere: la nostra proposta guarda al tempo che verrà, perché vogliamo che l’Italia resti un grande paese industriale”.
Dopo gli esecutivi “invieremo la piattaforma a tutte le nostre controparti, non solo Confindustria. È il caso di mandarla anche al governo, anch’esso è una controparte perché i lavoratori pubblici e della scuola sono dipendenti dello Stato. È scandaloso il tempo di non rinnovo dei loro contratti”. “Il valore della nostra operazione è questo: parliamo di tutte le relazioni industriali, non solo di modello contrattuale, e la proposta è frutto della capacità di ognuno di fare un passo avanti e uno indietro. Abbiamo convinzioni comuni: l’idea che non ci siano più aumenti salariali non possiamo concederla. Adesso chiediamo gli incontri e iniziamo a discutere. Anche tra noi – ha concluso – apriamo una discussione sulla contrattazione”.
La voce delle categorie e delle regioni
Gli esecutivi hanno dato vita a una discussione unitaria per “battezzare” la proposta. Dal palco hanno parlato membri delle tre confederazioni, portando la testimonianza delle categorie produttive e delle regioni, tutti con la stessa convinzione: quello di oggi è un passo importante, la sfida è complessa e bisogna vincerla insieme. “È una proposta coraggiosa e moderna”. Lo ha detto il segretario generale della Flai Cgil, Stefania Crogi. “C’è stata una grande capacità di mettere insieme storie, culture, pratiche e trovare una sintesi. La proposta non guarda al passato, ma ci racconta come si è evoluto il mondo del lavoro sotto i nostri occhi: chiedere gli stessi diritti per qualunque lavoratore, in tutti i siti produttivi, è un’idea davvero moderna. Non a caso le critiche arrivano dai datori di lavoro, come Sacconi e Federmeccanica. La novità è che la presidenza di Federalimentare ha sparato a zero sul nuovo modello contrattuale, augurandosi l’intervento del governo. Nell’alimentare si è rotta la trattativa per il rinnovo, abbiamo proclamato 8 ore di sciopero, ma le aziende hanno una prospettiva precisa: si vuole negare un ruolo delle parti sociali mettendo le mani in tasca ai lavoratori. Federalimentare chiede perfino di fare contrattazione integrativa a invarianza di costi a livello aziendale. La nostra risposta a questi atteggiamenti è proprio la proposta di oggi. Per rafforzarla va sostenuta nei luoghi di lavoro, nelle piattaforme contrattuali e nei rinnovi in essere come l’alimentare, il pubblico impiego e i metalmeccanici. Iniziamo a far vivere questo nuovo modello nelle piattaforme contrattuali”.
Per il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, intervenuto anche lui dal palco dell’auditorium, la proposta unitaria “è una scelta politica lungimirante. Negli anni della crisi è cresciuta la flessibilità che è poi sfociata in precarietà. Oggi il lavoro è diventato un problema per chi non ce l’ha e deve trovarlo, ma anche per chi ce l’ha e lo vede svalorizzato e sottopagato. Per questo la contrattazione inclusiva diventa essenziale, ed è una scelta di grande confederalità: solo così il sindacato può rispondere al mondo del lavoro odierno, di cui il nuovo modello contrattuale deve farsi pienamente carico. La nostra proposta è un risultato importante perché siamo di fronte a un’idea nuova”. Pagliaro ha parlato poi della Sicilia: “Il nostro territorio è desolato e ancora devastato dagli effetti della crisi. Il sindacato unitario può ricostruire. Da domani dedichiamo tutta la nostra forza a confrontarci con i lavoratori nei luoghi di lavoro, per costruire un’opinione condivisa e un’azione unitaria con cui possiamo incidere sul serio”.
“Noi tutti, in questi anni, non abbiamo avuto il controllo sull’organizzazione del lavoro, abbiamo avuto una frammentazione che è sfociata in partite Iva e collaborazioni fittizie”. Così Claudio Treves, segretario generale del Nidil. “Occorre ricordarsi che dal 1993 in poi il sistema italiano si è evoluto. La contrattazione di secondo livello si basa proprio sulla conoscenza del sito produttivo: se questo è troppo frammentato allora la negoziazione non è possibile alla radice”. L’accordo del 23 luglio “ha adottato come parametro l’inflazione programmata. La proposta di oggi è un passo avanti: nel momento in cui affidiamo al singolo rinnovo una sovranità sulla politica salariale, immaginando che una quota di produttività venga inclusa nel salario, allora possiamo ricostruire una lotta seria alle diseguaglianze”. Per il segretario degli atipici Cgil “occorre fornire copertura contrattuale a tutti i lavoratori. Sono tanti i temi da affrontare: per esempio, i nostri sindacati di categoria hanno scritto a Cgil, Cisl e Uil per chiedere un incontro sul tema della trasformazione dei contratti di collaborazione in lavoro subordinato: questa è una patata bollente, basata su norme confuse”.
Barbagallo (Uil), pronti alla lotta per sostenere la proposta
“Ci dicono che i sindacati sono in ritardo, ma è Confindustria che è arretrata, sbiadita e vecchia nel nostro paese”. Lo ha affermato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. “Le imprese spiegano che dobbiamo fare più contratti e contrattazione di secondo livello, ma poi fanno in modo di ostacolarla. Quando proponiamo la contrattazione di filiera dicono che non si farà mai. Ora manderemo la proposta alle nostre controparti: forse dovremmo mandarla anche al governo, che è in ritardo di sei anni nei rinnovi pubblici”. Oggi, ha proseguito il leader della Uil, “inizia il percorso per realizzare un nuovo modello contrattuale: questa riunione dimostra che siamo uniti, si dovranno confrontare con tutto il movimento sindacale. Alcuni membri del governo dicono che se facciamo in fretta intervengono loro, ma intanto diffondono i voucher, la peggiore forma contrattuale del paese”. Sulle prossime mosse: “Portiamo avanti le rivendicazioni e faremo tutti i passi con la dovuta cautela. Temiamo però che i datori di lavoro non vogliano confrontarsi. All’attacco contro il movimento sindacale – ha avvertito – non si può rispondere solo con le ‘buone prassi’: la parola lotta è sempre nel nostro dizionario”.
Petteni (Cisl), non solo mediazione ma proposta forte
“La giornata di oggi è estremamente importante. Siamo qui perché vogliamo dare gli stessi diritti a tutti i lavoratori”. Così il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni, nel suo intervento che ha aperto la giornata. “Gli interventi sulla contrattazione per legge, più volte annunciati, avrebbero un effetto negativo sulla democrazia nel mondo del lavoro – ha detto -: anche per questo arriva la proposta unitaria sul sistema di relazioni industriali, che è una dimostrazione di vitalità e capacità di proposta. Affrontiamo l’ipotesi di un rapporto diverso tra legge e contrattazione: le regole vengono definite tra le parti sociali, poi la legislazione può intervenire per renderle esigibili”. Le culture diverse dei sindacati, a suo avviso, “sono un patrimonio per la democrazia, ma non è, ma non è la mediazione il punto centrale della nostra proposta: è la consapevolezza di giocare una partita fondamentale uscendo da una posizione difensiva e di rimessa, usando un approccio diverso. Abbiamo gestito un confronto sulle idee delle organizzazioni, non sulle rispettive bandiere. Ci auguriamo inoltre che finisca anche il balletto tra sostenitori e denigratori del contratto nazionale: il contratto deve consolidare il proprio ruolo di riferimento principale”.