Anche a Bergamo, dopo una serie assemblee generali delle diverse categorie sindacali e della Camera del Lavoro provinciale, si è conclusa la prima fase del lungo percorso che porterà al XVIII Congresso provinciale, regionale e poi nazionale della Cgil (Bari, Fiera del Levante, dal 22 al 25 gennaio). Da questo primo passaggio di primavera sono scaturite proposte, idee e riflessioni che dal territorio vengono inviate ai livelli regionale e nazionale per l’arricchimento del Documento congressuale.

“La priorità dei prossimi anni è dare risposte e prospettive ai giovani – afferma il segretario generale della Cgil di Bergamo, Gianni Peracchi - recuperando la capacità di rappresentarli, senza perdere di vista le politiche attive per gli occupati, le marginalità, i pensionati. Quindi – prosegue - politiche giovanili da potenziare, sperimentando nuove formule organizzative, studiando gli effetti dei nuovi lavori, interagendo con la Gig economy, occupandoci di Smart Working (lavoro agile). Con un occhio di attenzione particolare alla promozione del lavoro femminile, implicitamente considerato come indicatore di sviluppo”.

 

“Nel corso di questi anni – continua Peracchi - la Cgil ha deciso di rappresentare una parte del popolo delle Partite Iva. Ciò significa immaginare non solo la vertenzialità per combattere gli abusi, ma anche nuove forme organizzative per rappresentare i bisogni di questa platea e contrattare sul territorio possibili soluzioni. Quando parliamo di nuove formule organizzative parliamo di insediamenti territoriali, di insediamenti di sito, di filiera, di collegamenti in rete, di formazione - informazione per i delegati, di modalità di partecipazione organizzate, ma senza le classiche rigidità dei modelli gerarchico-burocratici”.

 

Un altro capitolo sul quale secondo la Cgil di Bergamo bisogna insistere è quello della “prevenzione e sicurezza sul lavoro, di buone prassi territoriali per una cultura della salute. L’innalzamento del numero degli infortuni e delle malattie professionali impone la rimessa al centro di questo tema nell’agenda sindacale. Negoziare e/o condividere azioni a sostegno di buone reti sociosanitarie assistenziali territoriali è fondamentale e rientra, come altri ambiti, nella sfera nuova delle competenze del rappresentante sindacale dei prossimi anni: il delegato 5.0. Cioè non solo salario e tempi ma qualità delle condizioni del lavoratore e delle sue reti familiari in senso lato”.

 

Un'altra priorità nelle scelte sindacali è, dunque, “la valorizzazione delle Rsu, le Rappresentanze Sindacali Unitarie, i delegati in azienda, e la proposta di un nuovo patto unitario per stare insieme con più forza, anche a fronte di un possibile ritorno non più della voglia di disintermediazione ma di totale cancellazione della rappresentanza sociale. In una fase di iperframmentazione di tutto e di più, mantenere unità d’azione non solo ci rende più forti ma può diventare un elemento di orientamento per l’intera società”.

L’azione sindacale va, poi, “rinnovata dentro ai sistemi territoriali ma va ripensata con maggiore determinazione anche in chiave sovranazionale, con un progetto che investa maggiormente nel sindacato europeo e sviluppi ulteriormente l’esperienza dei C.A.E., i Comitati aziendali europei”. E, infine, a proposito di identità del sindacato, Peracchi sottolinea che “uscire dall’autoreferenzialità, rimuovere alcune incrostazioni conservative e come dicono Violante e Cassese, scendere dal piedistallo riguarda anche il sindacato”.