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Si chiama “Innesti” il workshop gratuito di design dei servizi e dei processi rivolto agli operatori culturali che si è svolto sabato scorso all'Officina degli Esordi di Bari, organizzato dalla Cgil locale. Ci si è arrivati dopo che la scuola Open Source e l’agenzia FF3300, a seguito di un’indagine condotta su cittadini e addetti ai lavori, hanno elaborato un documento strategico per la messa a punto, da parte della Cgil, di questo servizio gratuito per i lavoratori del settore. “Per noi si è trattata di una sperimentazione che possiamo dire riuscita – commenta Gigia Bucci, segretario generale della Camera del lavoro metropolitana – con l’obiettivo di incontrare e aggregare chi oggi si riconosce in nuove tipologie occupazionali che l’innovazione tecnologica e i cambiamenti sociali stanno creando e trasformando di continuo. Una delle nuove frontiere da attraversare è la capacità di risposta che dobbiamo sviluppare per nuove forme di lavoro fino a poco tempo fa impensabili”.
Il pubblico a cui ci si rivolge ha un’età media molto bassa, è altamente formato e istruito, cresciuto nel pieno dello sviluppo della rivoluzione tecnologia e desideroso di applicare input e innovazioni al contesto professionale e sociale nel quale si trova. “Ma spesso – osserva l’esponente della Cgil – sul piano lavorativo non ottiene il riconoscimento che gli sarebbe dovuto in termini salariali e di stabilità, evidenziando una scarsa propensione del settore produttivo a investire in conoscenza e ricerca, e il solito ricorso ai contratti a termine a basso costo. L’intuizione che abbiamo avuto, in collaborazione con la Scuola Open Source e l’agenzia FF3300, è stata quella di avviare un percorso di co-progettazione attraverso il quale aggregare i lavoratori, conoscerne i bisogni e costruire un’identità collettiva per costruire e organizzare un nuovo sistema di tutele e assistenza”.
“Anche sul fronte della tutela e della rappresentanza – conclude Bucci – bisogna governare il cambiamento continuo che interessa il fronte dell’impiego e che oggi trova il suo simbolo nei rider delle consegne a domicilio, ma che è enormemente più vasto e sconosciuto al pubblico; non farlo vorrebbe dire trascurare le necessità di un numero sempre crescente di persone che vivono un’organizzazione del lavoro totalmente differente da quella delle otto ore giornaliere: i nuovi paradigmi del lavoro prevedono orari variabili, processi gestiti da algoritmi, una richiesta continua di formazione crescita. Saper inserire queste modifiche in un sistema di diritti è la sfida che, come sindacato, dobbiamo saper cogliere e che costituisce per noi una grande opportunità di rinnovamento e arricchimento dall’incontro di mondi tradizionali e di nuova concezione”.