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“Chiediamo al Parlamento di votare no al Ceta. Bisogna avere il coraggio di bocciare un trattato che fa male all’Italia, per riaffermare una politica che difenda i beni comuni, il made in Italy, i diritti del lavoro e dei cittadini”. È con queste parole che il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha concluso il suo intervento dal palco romano montato in piazza Montecitorio, in occasione della manifestazione contro la ratifica del Ceta da parte del Parlamento italiano. “Noi non siamo contro i trattati internazionali” ha aggiunto: “Diciamo, però, che in questi accordi vanno fatte valere le ragioni della nostra civiltà, delle nostre regole, delle nostre conquiste”.
Susanna Camusso ha ricordato quando “all’inizio di questa battaglia, che abbiamo fatto assieme a quella contro il Ttip, ci dicevano che non avevamo alcuna possibilità di crescere. Il tema, invece, è cresciuto nella sensibilità delle persone, nel manifestare quei diritti di salvaguardia che l’Italia e l’Europa hanno conquistato negli anni”. Per il segretario generale Cgil il Ceta “non riguarda solo l’agricoltura, ma parla del principio di precauzione, della salute dei cittadini, delle prospettive di vita delle persone. E quando leggiamo nel trattato che le multinazionali hanno a disposizione perfino un proprio tribunale, scopriamo che il Ceta parla pure dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, e anche della concorrenza sleale tra le imprese, visto che le aziende non avranno più tutte le stesse regole”.
Gli spazi d’intervento pubblico “non si possono restringere, ormai siamo al limite: occorre chiarire quali funzioni pubbliche vanno garantite, altrimenti il nostro avvenire non sarà certo positivo”. Camusso, in conclusione, ha sottolineato la “fretta” del Parlamento nell’approvazione: “In Francia si è istituita una commissione per discuterne, in Italia si sta correndo per votare sì. Non c’è alcun premio nell’essere il primo paese ad approvare il Ceta, in particolare se poi si determina una rottura con i cittadini. Il paese merita più rispetto, soprattutto pretende che il Parlamento ragioni, approfondisca, ascolti le tantissime voci contrarie”.