"La decisione di queste ore di fermare gli impianti del Cova e le motivazioni di tale scelta stanno creando molte preoccupazioni sia tra i cittadini che tra i lavoratori dell’area di Viggiano. Bisogna da subito fare chiarezza sugli accertamenti e le verifiche ambientali che si stanno attuando da parte degli enti preposti presso il Centro oli, e allo stesso tempo capire con certezza le misure di sicurezza che l’Eni deve adottare per ripristinare il corretto funzionamento degli impianti". È quanto sostiene in un comunicato la Fiom Basilicata.
"Per noi, da sempre impegnati sui temi della sicurezza, è fondamentale che la salvaguardia ambientale e la sicurezza dei lavoratori sono le condizioni fondamentali per lo svolgimento di qualsiasi attività industriale, compresa quella che svolge Eni in val d’Agri. Allo stesso tempo, ribadiamo, come in passato, che se fossero accertate responsabilità sia delle istituzionali regionali che della stessa Eni, è necessaria la loro rimozione immediata", continua il sindacato.
"Lo scenario che si ha di fronte rischia di nuovo di contrapporre 'il ricatto' tra la sicurezza ambientale del territorio e dei cittadini con il lavoro di migliaia di persone, che certamente non sono né complici né disinteressati ai temi ambientali, ma nemmeno responsabili di quanto sta accadendo. Da subito, bisogna che Eni, in modo trasparente, presenti un piano operativo d'interventi che necessariamente deve vedere rafforzate le attività di manutenzione degli impianti (ormai datati), con l’impiego di tutta la forza lavoro presente e anche aggiuntiva, vista la gravità della situazione e i ritardi decennali", continuano i metalmeccanici Cgil.
"Non sarà più tollerabile, come già avvenuto in passato, che i lavoratori vengano lasciati a casa senza garanzie, ed è urgente iniziare un confronto vero su come s'investe in energie alternative al petrolio, per traguardare a un modello di sviluppo ecosostenibile, verificando anche quanto annunciato dall’amministratore delegato di Eni nei giorni scorsi. È ora di passare dalle parole ai fatti, per recuperare i ritardi accumulati e rendere esigibili gli accordi sottoscritti sull'ambiente, sull'occupazione e sull'equiparazione dei diritti e del salario tra i lavoratori dell’indotto con quelli Eni. Solo così si può invertire il clima di sfiducia e preoccupazione, che giustamente sta interessando i cittadini e i lavoratori, ostacolando qualsiasi tipo di ricatto e contrapposizione tra ambiente e lavoro", conclude il sindacato.