PHOTO
Sciopero e presidio oggi (venerdì 3 febbraio) alla CementirSacci di Greve in Chianti (Firenze). A motivare la protesta, che va avanti già da tempo con lo stato di agitazione e il blocco di straordinari e flessibilità, i 17 licenziamenti annunciati (già dichiarati nella procedura di mobilità aperta l’11 ottobre scorso), nonché “la gestione dei riposi e dell’orario di lavoro, la mancata manutenzione dei macchinari, l’assenza della mensa e del servizio di pulizia".
Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil hanno quindi indetto uno stop di otto ore, con conseguente fermata di tutti gli impianti (fatto eccezione per il forno, che rimarrà solo in riscaldamento, con presidio in ogni turno di alcune figure professionali). In concomitanza all’astensione dal lavoro si tiene anche un presidio dei dipendenti davanti ai due ingressi principali dello stabilimento (in via Testi), con inizio alle ore 6 del mattino.
La questione è esplosa il 27 dicembre scorso, quando l’azienda ha comunicato, con lettere consegnate a mano, i primi 15 licenziamenti dei lavoratori impegnati nei reparti di cava e autotrasporti. “I licenziamenti – spiegano i sindacati – fanno seguito al mancato accordo in sede ministeriale nell’incontro del 19 dicembre scorso a livello nazionale per CementirSacci, e sono la conseguenza della decisione del gruppo di esternalizzare le lavorazioni svolte dal personale licenziato”. Cementir Sacci, precisa la nota, ha già “comunicato ai lavoratori la possibilità di essere riassunti dalle aziende subentranti”.
Feneal, Filca e Fillea, anzitutto, ribadiscono di “non condividere il processo di esternalizzazione, nonché la prospettiva degli ulteriori 17 licenziamenti”. E invitano la direzione aziendale “a riaprire un confronto con la Rsu e con le istituzioni, finalizzato a ridurre o magari ad annullare l’impatto sociale derivante dai licenziamenti, favorendo così politiche di ricollocazione in sinergia con le istituzioni pubbliche”. Cgil, Cisl e Uil, infine, ritengono “inaccettabile anche il venir meno dell’impegno aziendale a inserire, per i lavoratori delle aziende in appalto, una clausola sociale e solidale".