“Un equo compenso che cela sfruttamento legalizzato”: è quanto dichiarano in una nota Felsa Cisl, NIdil Cgil e Uil Tem.p@, in merito alla delibera attuativa della legge sull’equo compenso dei giornalisti approvata nei giorni scorsi, nell'ambito del rinnovo del nuovo ccnl dei giornalisti, che fissa in 250 euro lordi la retribuzione mensile per un collaboratore.
“Si tratta di cifre – proseguono i sindacati – ben al di sotto dei minimi stabiliti da qualsiasi contratto collettivo nazionale, e, dunque, in contrasto con quanto stabilito nella legge 92/12, secondo la quale la retribuzione minima dei collaboratori deve corrispondere con quanto stabilito dalla contrattazione per i lavoratori dipendenti”.
“L’accordo raggiunto sull’equo compenso – precisano le tre sigle confederali – delibera un tariffario minimo per autonomi e precari che lede la dignità dei lavoratori, il principio di equità e lo stesso diritto all’informazione”. I sindacati chiedono al governo di ritirare la delibera attuativa della legge sull’equo compenso, affinché, nel rispetto dello spirito della legge stessa, ai collaboratori dell’informazione venga garantito un compenso realmente equo e dignitoso.
Ccnl giornalisti: Nidil, equo compenso cela sfruttamento legalizzato
26 giugno 2014 • 00:00