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Un’intesa che è piaciuta a tutti. Ben il 98,7 per cento dei lavoratori dell’industria alimentare ha approvato l’accordo per il rinnovo del contratto nazionale, sottoscritto il 5 febbraio scorso da Federalimentare e Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil. In tutta Italia si sono svolte, spiegano sindacati, più di 1.100 assemblee nei luoghi di lavoro, cui hanno partecipato 99.154 lavoratori. I sì all’intesa sono 93.988, il restante 1,3 per cento si è astenuto o ha espresso voto contrario. “Il risultato dimostra che i lavoratori hanno apprezzato nel merito e nel metodo il rinnovo del contratto e il nostro impegno unitario” spiegano i segretari generali Luigi Sbarra (Fai), Stefania Crogi (Flai) e Stefano Mantegazza (Uila) in una nota: “Questo risultato è anche un importante sostegno per un nuovo sistema contrattuale che si definirà con le controparti sulla base del documento unitario di Cgil, Cisl e Uil”.
Il nuovo contratto, valevole per il quadriennio 2016-2019, prevede un aumento medio di 105 euro, diviso in cinque tranche. Contiene, inoltre, numerose novità: le ore di flessibilità crescono da 72 a 88 l’anno e sono retribuite con una maggiorazione del 20 per cento, a fronte del 45 per cento previsto per quelle a titolo di lavoro straordinario; la quota di part-time passa dal 5 al 7 per cento (i lavoratori godranno anche della cosiddetta “reversibilità al tempo pieno”); i congedi non retribuiti per malattia del bambino di età tra 3 e 9 anni salgono da 9 a 10 giorni. Il nuovo Ccnl ha anche “aperto” al telelavoro e al “lavoro agile”, e ha previsto la possibilità di sostegno al reddito dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato che hanno perso l’occupazione e ai quali mancano non più di due anni al pensionamento, ancorché nei casi di trasformazione del rapporto da tempo pieno a tempo parziale per facilitare la staffetta generazionale. Stabilita, infine, in caso di violenza di genere, la concessione di altri tre mesi a carico dell’azienda (oltre al periodo già definito dal decreto legislativo 80 del 2015).