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Dopo oltre due mesi di sciopero qualche prima risposta importante per la vertenza Castelfrigo arriva dal tavolo regionale nel quale si sono incontrati Cgil, Cisl, Uil e Alleanza delle cooperative italiane. Lo annuncia Ivana Galli, segretaria generale della Flai che spiega come per questo motivo i lavoratori hanno sospeso lo sciopero della fame, mentre il presidio continua. Nel verbale di incontro sono state convenute misure volte alla ricollocazione dei lavoratori licenziati delle due cooperative spurie, l’impegno di tutti al rispetto delle regole previste dal Tu regionale sulla legalità, la costituzione di un tavolo di monitoraggio permanente per il sostegno alla proposta di legge di iniziativa popolare presentata in Senato sul contrasto alle false cooperative.
“Oltre due mesi di sciopero e 12 giorni di sciopero della fame sono un prezzo altissimo che i lavoratori hanno voluto pagare per difendere la dignità del lavoro, legalità e la corretta applicazione del contratto anche per chi è rimasto dentro a lavorare – spiega la sindacalista –. È una brutta storia quando ci sono i lavoratori divisi, è una guerra tra poveri, lavoratori in sciopero da oltre due mesi ed altri dentro a lavorare. Si tratta di lavoratori in maggioranza stranieri che si sono ribellati a orari di lavoro impossibili, alla negazione continua dei diritti contrattuali, ad essere soci lavoratori inconsapevoli e con buste paga fantasiose. Quando si è detto no a tutto questo la risposta è stata la procedura di licenziamento".
Mentre la maggioranza dei lavoratori era in sciopero e in presidio permanente sotto la tenda rossa della Flai Cgil, la Castelfrigo, denuncia Galli, "da mesi sorda a ogni confronto ha siglato un accordo di ricollocazione per 52 lavoratori senza far partecipare la Flai Cgil, che è la più rappresentativa tra i lavoratori delle cooperative in appalto. Una scelta che di certo non favorisce le ragionevoli e opportune soluzioni ad una vertenza così complessa. Seppure la soluzione riguardasse 52 lavoratori, ne rimarrebbero fuori oltre 70 e possiamo immaginare chi saranno, sicuramente quelli che non hanno scioperato. Fare un accordo separato in quel contesto significa acuire un brutto clima tra i lavoratori e pugnalare alle spalle chi da mesi lotta per il rispetto e la dignità dei lavoratori”.
“Invece - aggiunge Galli - crediamo che le soluzioni prospettate al tavolo in Regione possano dare una risposta a tutti e all’intero comparto, stigmatizzando che il ‘modello Castelfrigo’ non è una risposta per competere con lo sfruttamento del lavoro e nuove forme di caporalato. Questo lo dicono anche le positive scelte di alcune imprese del settore della trasformazione delle carni che hanno riportato all’interno lavorazioni che erano state esternalizzate. Un esempio quello di una azienda associata con Assica che ha rivisitato totalmente la sua strategia riportando in casa le sue lavorazioni o quello altre aziende, sempre della stessa associazione, che hanno spinto perché l’appaltatore applicasse il giusto contratto".
Il presidio prosegue, così come le iniziative di sostegno e mobilitazione "finché non ci sarà una chiara condanna di quel sistema di cooperative spurie e sfruttamento e la ricollocazione dei lavoratori”, conclude la sindacalista.