"Le modifiche alla legge sull’edilizia pubblica residenziale in Umbria non solo non daranno le case agli umbri, ma al contrario gliele toglieranno”. I sindacati degli inquilini dell’Umbria, Sunia Cgil, Sicet Cisl, Uniat Uil e Unione Inquilini, sono sul piede di guerra. Il dito è puntato contro le nuove norme introdotte con voto all’unanimità dal consiglio regionale dell’Umbria (su proposta della Lega Nord) che, secondo le organizzazioni degli inquilini, creeranno "enormi difficoltà e ingiustizie” agli assegnatari degli alloggi.
“Hanno voluto fare tutto da soli, scavalcando completamente noi addetti ai lavori – hanno denunciato stamattina, 8 giugno, nel corso di una conferenza stampa, gli esponenti delle quattro sigle –, che siamo gli unici a conoscere veramente le esigenze dei cittadini e dei lavoratori, avendo ogni giorno le file ai nostri sportelli". Un problema di metodo, dunque, ma anche di merito. “Il pressapochismo con cui è stata modificata la legge è incredibile, come nel caso dell’introduzione del limite di 10.000 euro di proprietà mobiliare, che determinerà l’esclusione di chiunque possieda una qualsiasi automobile, anche un’utilitaria, magari indispensabile per recarsi al lavoro”.
Da una prima verifica effettuata in un edificio di Perugia, i sindacati hanno rilevato che questo nuovo requisito comporterebbe la decadenza di 89 inquilini su 112, peraltro “tutti italiani”, "a dimostrazione del fatto – hanno detto i sindacati – che lo slogan 'prima gli umbri' è pura facciata”. E non si dica che l’obiettivo è quello “sacrosanto” di colpire i furbi, hanno aggiunto. “Noi siamo i primi a volere cacciare chi occupa una casa popolare senza averne diritto, ma in tal modo non si colpiscono i furbi, si colpiscono tutti. Si diano invece ai Comuni gli strumenti per intervenire, strumenti che al momento non hanno”.
Ma ci sono anche altre novità, introdotte nella legge che i sindacati bocciano fermamente, come il requisito dei cinque anni di lavoro continuativi, “una follia, nel bel mezzo di una crisi occupazionale senza precedenti, con l’esplosione della precarietà e delle forme di lavoro più instabili, come i voucher”. E anche dove il legislatore ha cercato di riparare a errori precedenti, secondo le organizzazioni degli inquilini, “la toppa è peggio del buco”. É il caso del requisito della residenza da almeno cinque anni, che nella precedente normativa era stato incluso tra i “disagi”, sollevando naturalmente dubbi e contrarietà che hanno portato anche a ricorsi legali (vinti dalle organizzazioni sindacali).
“Ebbene, per risolvere il problema ora si è pensato di trasformare il disagio in semplice ‘criterio’, ma questo pone seri dubbi di costituzionalità perché apre la strada all’introduzione di qualsiasi possibile discriminazione. Chi ci dice - è stato l’esempio fatto dai sindacati - che domani non verrà introdotto un criterio per cui, se hai gli occhi azzurri, avrai più punti di chi li ha marroni?” Insomma, di criticità ce ne sono parecchie e i sindacati promettono battaglia: “Chiediamo l’immediata convocazione di un tavolo in Regione per riparare agli errori grossolani che sono stati fatti e ripristinare un metodo democratico – hanno concluso i rappresentanti delle varie sigle – altrimenti non resteremo a guardare, siamo pronti a passare all’azione”.