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“Occorre incentivare una ‘cultura dell’abitare bene’, individuando le risorse e gli interventi di sistema, sia quelli strategici sia quelli più a breve termine, come correttamente sta facendo la Legge di stabilità per il 2017”. È un “piano industriale” fatto e finito quello che disegna per l’Italia il segretario generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi, e che oggi (mercoledì 9 novembre) sarà al centro del convegno “Casa Italia. Il Futuro è adesso? Un nuovo modello di sviluppo per il settore delle costruzioni”, organizzato dalla categoria nazionale a Roma, con inizio alle ore 10, al Centro Congressi Frentani (via dei Frentani 4).
Un piano industriale che tenga “insieme prevenzione del dissesto idrogeologico, sismico e qualificazione energetica e degli spazi, anche eventualmente attraverso un’unica unità di missione”, spiega l'esponente sindacale, realizzando cioè quella “cabina di regia unica, che finora è mancata” (con dentro Presidenza del Consiglio, ministeri delle Infrastrutture, dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, Regioni, Anci e parti sociali). E che tenga insieme anche le “politiche per la riqualificazione e rigenerazione del costruito con le politiche di riduzione del consumo del suolo”. Occorre cioè andare, aggiunge il segretario generale Fillea, verso un mix di “soluzioni progettuali, impiantistiche, tecnologiche, di isolamento, di ridefinizione degli spazi comuni esclusivamente sul costruito, senza escludere in alcuni casi la demolizione e ricostruzione”.
Il convegno si svolge in occasione dell'Assemblea nazionale degli edili Cgil convocata per il completamento della segreteria nazionale. Ad aprire l’iniziativa è la relazione del segretario generale Fillea Alessandro Genovesi, cui segue la presentazione del Rapporto Fillea-Fondazione Di Vittorio "Edilizia Italia 2016". Per le ore 11 è prevista la tavola rotonda, moderata dal giornalista del Sole 24 Ore Giorgio Pogliotti, con Susanna Camusso (segretario generale Cgil), Claudio De Vincenti (sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri), Vezio De Lucia (urbanista) e Gabriele Buia (vicepresidente vicario dell'Associazione nazionale costruttori edili).
“Fare sistema” è la prima necessità avvertita dalla Fillea. “Occorre creare – illustra Genovesi – una struttura di Coordinamento per gli interventi, con poteri sostitutivi in caso di inerzia conclamata delle istituzioni locali, in coerenza con le scelte assunte dal governo in materia di ‘taglia tempi’”. Bisogna poi incrementare il Fondo per la prevenzione del rischio sismico, attuando “un Piano straordinario per il completamento della mappatura sismica entro i prossimi 12-24 mesi”. Ci sono poi altri due atti che la Fillea Cgil ritiene fondamentali: l’introduzione del “Libretto unico del fabbricato antisismico, energetico e del rumore”, a opera di professionisti abilitati, di cui “chiediamo che in questa Legge di stabilità se ne avvii la sperimentazione, almeno in caso di compravendita di immobili”; la creazione di “un sistema, ad esempio attraverso un Fondo di garanzia, per favorire realmente la cessione dei crediti e accelerare i conferimenti in caso di condomini”.
Ogni politica che punti alla qualità deve però fare una scelta chiara a favore di un mercato del lavoro sano. Su questo punto Genovesi chiede anzitutto di “escludere i voucher dal settore dell’edilizia, non solo negli appalti” e di “prevedere il Documento unico di regolarità contributiva (Durc) per congruità per tutti i lavori pubblici o che godono di un’agevolazione pubblica, compresi quindi i beneficiari dei bonus energetico e antisismico”. Il segretario generale Fillea indica come necessari anche “il ripristino della durata del Durc a livello trimestrale” e il “rafforzamento della qualità di impresa attraverso il meccanismo della ‘patente a punti’, al fine di favorire le aziende che più investono in sicurezza e salute”.
Occorre riconoscere, inoltre, il “contratto collettivo dell’edilizia e più in generale il ‘contratto di cantiere’, al fine di garantire ai lavoratori le migliori condizioni normative, salariali e soprattutto di sicurezza, estendendole alle stesse partite Iva. Sulla sicurezza non possiamo più scherzare o avere atteggiamenti buonisti”. Infine, l’Ape agevolata. “Se vogliamo favorire concretamente un ricambio generazionale nel nostro settore puntando a una forza lavoro più istruita, con migliaia di tecnici giovani in grado di sostenere il ‘cambio di ciclo tecnologico’, non è possibile che l’accesso all’Ape agevolata l’abbia l’operaio edile con 36 anni di contributi e con sei anni continuativi. Perche di fatto non ve ne sono” conclude il segretario Fillea: “Mai come oggi favorire tale ricambio, oltre a rispondere a un principio di giustizia, visto che i lavori non sono tutti uguali, si sposerebbe con una maggiore qualità per il nostro settore. E spero che anche l’Associazione dei costruttori la pensi come noi”.