Sono ormai praticamente esaurite le possibilità di riavviare la produzione della cartiera del Maglio di Pontecchio Marconi (Bologna). È quanto emerso oggi dall’incontro che si è tenuto in Provincia con la presenza delle istituzioni locali, del liquidatore della società e del sindacato Slc Cgil. Il liquidatore ha comunicato che il concordato preventivo è stato depositato ieri presso il Tribunale di Bologna, a seguito di una opzione irrevocabile di acquisto della macchina continua della cartiera da parte di una società austriaca, opzione che scadrà il 31 gennaio prossimo. Non è prevista la ripresa produttiva, bensì lo smontaggio della macchina continua e il suo trasferimento presso un altro sito produttivo probabilmente all’estero.

Afferma Alessio Festi, segretario generale della Slc di Bologna
: “Questo è l’esito infausto della crisi industriale della cartiera, che lascia in eredità un’area industriale dismessa e un futuro occupazionale oltremodo incerto per i 55 lavoratori che si trovano da mesi in cassa integrazione straordinaria e che, a causa di lungaggini burocratiche e di errori di compilazione dei moduli di richiesta da parte dell’azienda, non hanno ancora percepito l’indennità di cassa integrazione e si trovano in una situazione drammatica. Così, dopo la chiusura della cartiera Burgo, un’altra importante struttura sembra destinata alla definitiva dismissione, a cui si aggiunge la preoccupazione per il futuro della Reno de Medici di Marzabotto i cui 130 lavoratori si trovano in cassa integrazione”.

Come Slc Cgil
, sottolinea Festi, “abbiamo chiesto alle istituzioni ogni tentativo utile al salvataggio della cartiera, e che in ogni caso si salvaguardi la finalità produttiva del sito. In questo senso Marilena Fabbri (sindaco di Sasso Marconi, ndr.) presente all’incontro, ha confermato la scelta del Comune di riconfermare la vocazione industriale dell’area”. Il sindacato ha anche chiesto che, nella eventualità che non fosse possibile riavviare la cartiera, si tenga aperto un tavolo di confronto “per trovare una soluzione per la reindustrializzazione dell’area, e di definire quindi scelte di politica industriale per salvare l’occupazione dei lavoratori e di sviluppo per il territorio”.