La Cgil, con una lettera del segretario generale, Susanna Camusso, inviata il 4 aprile ai presidenti di Camera e Senato e di tutti i gruppi parlamentari, chiede un incontro per illustrare la Carta dei diritti universali del lavoro, la proposta di legge di iniziativa popolare che ha raccolto 1,2 milioni di firme.

“Nella scorsa legislatura, infatti – scrive il segretario della Cgil –, la Carta dei diritti è stata incardinata presso la commissione Lavoro della Camera dei deputati, la quale, a sua volta, ha concluso le audizioni nell'ottobre scorso”.

“Per questo all'avvio della XVIII Legislatura – conclude Camusso – ci sembra importante poter proseguire il percorso in questa direzione, auspicando una proficua interlocuzione, considerata l'importanza dei temi, fondamentali per il futuro del nostro Paese”.

Cambia la legislatura, cambia l’interlocuzione istituzionale e politica, dunque, ma la confederazione non rinuncia all’obiettivo ambizioso di dare all'Italia una nuova legge in cui i diritti siano in capo alla persona e non alla tipologia contrattuale. La Carta dei diritti, che nel biennio 2016-2017 è stata elaborata e discussa dalla Cgil in oltre 40 mila assemblee, e infine “disseminata” nel Paese con la raccolta di milioni di firme, attende ora che il nuovo Parlamento riprenda l’ordine del giorno della passata legislatura.

Con la Carta la Cgil ha fatto un’operazione “ardita” – spiegava tempo fa a Rassegna Tania Scacchetti, della segreteria nazionale – “perché non abbiamo proposto un piccolo intervento normativo, abbiamo di fatto proposto la riscrittura dello Statuto dei lavoratori, ci siamo fatti promotori di una proposta di legge di rango costituzionale e l’abbiamo supportata con un milione e mezzo di firme. Ci siamo insomma affidati a uno strumento, non del tutto consueto nella storia parlamentare del nostro Paese, attraverso il quale abbiamo proposto un vero e proprio cambio di paradigma nelle regole del diritto del lavoro”.

Il “grande risultato” della Carta dei diritti è “che ora il Paese ha ricominciato a parlare di lavoro, nel vero senso del termine. Ci si interroga sul lavoro nero, sulla disoccupazione dei giovani. Al dibattito politico, insomma, abbiamo imposto il tema del lavoro: merito della campagna e delle tante persone che si sono mobilitate e hanno raccolto le firme”, ha spiegato Camusso: “Abbiamo già cambiato l'agenda politica del Paese: torniamo a occuparci della lotta alle diseguaglianze. Per i nostri interlocutori diventa quindi più difficile ignorare la proposta (…). Dopo i risultati importanti raggiunti, vogliamo arrivare fino alla trasformazione in legge della Carta”.