"Il mondo delle istituzioni e della politica non possono rimanere insensibili all'ennesimo suicidio di un detenuto in carcere, il 22esimo dall'inizio dell'anno". E' quanto afferma oggi (27 aprile) il segretario del Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria, Donato Capece, con riferimento al suicidio nel carcere di Teramo di un giovane italiano detenuto con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Per Capece, "la triste, drammatica e periodica regolarità con cui avvengono questi suicidi in carcere impongono una ferma presa di coscienza: c'è bisogno di quella larga convergenza parlamentare che fece approvare quell'indulto del 2006, esperienza fallimentare che fece uscire di galera più di 35mila persone senza però prevedere un contestuale ripensamento della politica della pena".

Il segretario del Sappe auspica che "si dia seguito con celerità alle parole dette il 16 aprile scorso dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per affrontare e risolvere il sovraffollamento delle carceri e i tragici casi di suicidio nei  penitenziari, varando un decreto legge che preveda che coloro ai quali manca solo un anno di detenzione vengano consegnati alla detenzione domiciliare. Potrebbe essere un primo importante passo".

Detenuto suicida a Teramo