"Leggiamo con speranza e soddisfazione la coraggiosa presa di posizione della Regione Lombardia attraverso la legge per la tutela delle persone detenute in carcere, che si pone l'obiettivo del recupero dei detenuti attraverso il reinserimento lavorativo, la cura degli aspetti sanitari, progetti di giustizia riparativa, la presenza del garante regionale e lo stanziamento di un milione per il 2017". È quanto afferma in un comunicato la Fp Cgil Lombardia.
"La speranza però si è infranta sulle promesse mai mantenute, sulla mancata previsione di fondi nella legge di Bilancio 2018 e su progetti altisonanti ma senza gambe su cui camminare, quelle di operatrici e operatori. I numeri alla base della norma sono reali, anche se approssimati: 8.000 detenuti, di cui 5.000 definitivi, 14.000 sul territorio in esecuzione alternativa al carcere. Chi si occupa di seguire, con legittimazione concorsuale, da dipendente dello stato, gli aspetti della vita di ogni detenuto è in numero esiguo (100 assistenti sociali sul territorio, altrettanti educatori in carcere e 40 contabili) e svolge spesso anche le incombenze burocratiche di pertinenza di altre figure professionali, del tutto assenti e spesso sostituite da personale di polizia penitenziaria", afferma Barbara Campagna, coordinatrice regionale Fp Cgil lombarda.
"L'intervento di controllo di polizia, senza un corrispettivo d'ntervento sociale di rete, rischia il fallimento del reinserimento in società e della riduzione della recidiva che la legge regionale si pone. Aspettiamo con la residua fiducia rimasta, ma senza più speranza, che torni la voce dell'Istituzione sul penitenziario, così come richiesto a livello nazionale unitario proprio ieri al ministro Orlando”. La nostra Regione è la più sofferente in Italia in termini di numeri. E potrebbe fare la differenza se, alle promesse, seguissero fatti concreti. Vedremo", conclude la dirigente sindacale.