“Non bastava la gravissima carenza di personale, non bastavano i massacranti turni di lavoro imposti senza soluzione di continuità ai poliziotti nei 206 istituti e servizi penitenziari del paese, così come evidentemente non bastava innalzare l’orario di lavoro da 36 a 42 ore settimanali contro le norme vigenti: no, ora ai poliziotti penitenziari si chiede anche di surrogare le funzioni di psicologo, di educatore, medico e chi sa cos’altro ancora”. A dirlo in una nota è il responsabile nazionale comparto sicurezza della Fp Cgil, Francesco Quinti.

“Una cura singolare
- si legge nella nota -, quella individuata e resa pubblica dal capo del Dap con la circolare che istituisce le 'unità di ascolto' di polizia penitenziaria, che dovrebbe rispondere all’emergenza suicidi in carcere e alle malattie del sistema, ma che invece, oltre ad attribuire ulteriori responsabilità ai poliziotti penitenziari, finirà per garantire un alibi al governo e all’amministrazione penitenziaria. Tra dichiarazioni di stato di emergenza, piani carcere e misure di intervento che non risolvono la drammatica condizione di un sistema penitenziario ormai alla deriva, la realtà - sottolinea il dirigente sindacale - ci consegna il fallimento della politica e di una amministrazione che si è fin qui dimostrata incapace di fronteggiare con coraggio l’emergenza carcere e del mondo del lavoro, che nonostante tutto continua a operare con grande senso di responsabilità”.

“Piuttosto che inseguire chimere e lanciarsi in annunci confusi
, il governo e l’amministrazione penitenziaria - conclude Quinti - si diano davvero da fare per garantire oggi, non fra quattro anni, la copertura degli organici della polizia penitenziaria e l’assunzione delle professionalità qualificate e indispensabili a garantire la mission del sistema”.