A 40 anni dalla promulgazione della legge 351/85, che rilanciò l’attività estrattiva nel bacino carbonifero del Sulcis Iglesiente, e dopo il de profundis decretato dalla Comunità europea nel maggio di quest’anno, si riapre una prospettiva per il gigantesco impianto minerario del Sud-Ovest sardo. All’interno dei pozzi di Seruci, a Gonnesa, da cui non verrà fuori più neanche un grammo del povero e bistrattato carbone, verranno installate le attrezzature e gli impianti per l’estrazione dell’argon, un gas nobile impiegato nella ricerca e nella medicina di avanguardia.
Il progetto, denominato Aria, che annovera tra i partner l’Istituto nazionale di fisica nucleare, è stato presentato nei giorni scorsi a Carbonia e può contare su un finanziamento di 300.000 dollari messi a disposizione dalla statunitense National Science Foundation. Ora si attende solo il via libera della Regione Sardegna. Così, se da un lato la Carbosulcis non sarà più una miniera, dall’altro tutti i suoi impianti, costati centinaia di miliardi di lire, non finiranno ricoperti dalla ruggine o corrosi dallo zolfo, come in tanti, soprattutto tra i nemici del carbone, hanno auspicato in questi lunghissimi 40 anni
Dai pozzi e dalle gallerie potrà provenire una nuova occasione di sviluppo, tutto legato alla ricerca e alle nuove tecnologie. Il progetto, illustrato dai tecnici, è ambizioso. Se ci sarà il parere favorevole della Regione, verrà costruita una torre di distillazione all’interno del pozzo di Seruci alta circa 300 metri. A detta degli esperti l’argon prodotto nel Sulcis verrà impiegato nell’ambito di una serie di esperimenti per la ricerca della materia oscura. Tutto è ancora da definire, non ci sono accordi formali, anche se i tecnici Usa (per la precisone di Princeton) hanno avuto il sostegno della Carbosulcis.
Lo start up del progetto, se dovessero arrivare le autorizzazioni regionali, è previsto per la primavera del 2016. Il progetto Aria dovrebbe portare in Sardegna un importante tassello di quella ricerca avanzata che ha sede nelle viscere del Gran Sasso d’Italia e che punta a dare risposte alla ricerca sui tumori e in altri importanti campi scientifici. “Stiamo seguendo e continueremo a seguire con molta cura gli sviluppi della vicenda – spiega Pietrino Piras, delegato Cgil della Rsu Carbosulcis –, il progetto Aria apre una nuova prospettiva alle maestranze della miniera: non ci sarà estrazione di carbone, ma la professionalità acquisita negli anni verrà messa a disposizione per le manutenzioni della struttura mineraria e dei pozzi, garantendo la continuità di un lavoro che in molti ci volevano negare”.
Le nuove attrezzature arriveranno a Seruci perché produrre l’argon vicino alle spiagge di Gonnesa costa meno che nei pozzi del Colorado, negli Usa. Prezzi inferiori e qualità nettamente superiore. “Siamo fiduciosi – conclude Piras –, in particolare per il fatto che potremo lavorare a fianco dei tecnici, dando il nostro importante contributo. I minatori continueranno a lavorare nel sottosuolo, con professionalità ed esperienza, per un progetto importante per il futuro dell’intero territorio”.
Carbone addio, dai pozzi di Seruci una nuova occasione di sviluppo
Negli impianti della vecchia miniera verranno installate le attrezzature per l’estrazione dell’argon, un gas nobile impiegato nella ricerca e nella medicina di avanguardia DI FRANCESCO CARTA
29 luglio 2015 • 00:00