Sciopero di due ore, venerdì 9 ottobre, alla Caprari di Modena, dalle 15 alle 17, con assemblea davanti ai cancelli della fabbrica (via Emilia Ovest). L’iniziativa è stata decisa da Fiom Cgil e Uilm Uil e dalla Rsu contro lo stallo della trattative per il rinnovo del contratto aziendale, scaduto a dicembre 2014. 

In Caprari si sono effettuate già 10 ore di sciopero la scorsa estate, a giugno, e i sindacati, dopo l’incontro con il prefetto all'inizio di luglio, intervenuto per tentare di sbloccare la vertenza, avevano deciso di sospendere le iniziative di lotta e riprendere la trattativa per il rinnovo, sia salariale che normativo del contratto. Sulle parti normative, in questi mesi, si sono fatti diversi passi avanti e ci sono già delle buone basi condivise su questioni importanti quali gli investimenti per salute e sicurezza, per l’introduzione di raffrescatori per il clima interno, ma anche sui permessi aggiuntivi per visite mediche specialistiche. 

Sul salario, si è registrata da subito l’indisponibilità dell’azienda. Le richieste in piattaforma sono: aumentare le 5 tranche di salario fisso, da 170 a 250 euro, il consolidamento del 25% della media del premio di risultato, raggiunto nei prossimi tre anni, con aumenti uguali per tutti i livelli retributivi. Nell’ultimo incontro ha messo in discussione sia le quantità che le modalità di erogazione, sostenendo una minore redditività sul 2014 dello stabilimento modenese, anche se da verifiche di bilancio emergono consistenti dividendi per i soci negli ultimi esercizi. Sul consolidamento del 25% del media del pdr, inoltre, l’azienda si è dimostra assolutamente indisponibile. Sugli aumenti uguali per tutti, nonostante una forte diffidenza, c’è invece una certa disponibilità a trattare. 

Due temi ancora aperti, per ora trattati solo marginalmente, sono anche le richieste sui lavoratori in somministrazione e la disapplicazione del Jobs Act. Sindacati e Rsu chiedono la stabilizzazione per anzianità di almeno il 10% dei contratti di somministrazione e l’utilizzo per al massimo 18 mesi (frazionati e/o continuativi) dei lavoratori somministrati. Infine, si chiede che in caso di sentenza del giudice di licenziamento senza giusta causa, anche per il lavoratore assunto dopo il 7 marzo 2015, vi sia il diritto al reintegro, mantenendo l’anzianità e i diritti acquisiti, superando così il solo criterio della monetizzazione previsto dal Jobs act.