"Se il ministro Martina vuole veramente far funzionare la Rete del lavoro agricolo di qualità, come uno strumento che possa anche contrastare lavoro nero, sfruttamento e caporalato, deve scegliere la via della decretazione d'urgenza per le questioni contenute nell'articolo 30 del Collegato agricolo". Lo dichiara Giovanni Mininni, segretario nazionale della Flai Cgil, che oggi ha effettuato una visita nei ghetti del Foggiano insieme a una delegazione parlamentare del Movimento 5 stelle.
"La cabina di regia – prosegue il dirigente sindacale –, inoltre, deve dotarsi di strumenti che possano verificare se le imprese che aderiscono alla Rete applichino o meno i contratti di lavoro, nazionali e provinciali, perché ciò scongiurerebbe la possibilità di adesione alla Rete di imprese che pagano i lavoratori solo pochi euro al giorno. Non è più possibile attendere".
"La Rete – continua il sindacalista Flai – potrebbe essere uno strumento molto efficace, sempre che non si allentino i controlli sulle imprese iscritte, ma non ha gli strumenti necessari per agire e rischia di iscrivere imprese che non possono essere certificate con un marchio etico. Ci erano stati assicurati tempi brevi, ma sembra che il Governo si stia perdendo in valutazioni, di cui non se ne comprende la ratio politica, e che rischiano solo di allontanare il momento in cui si possa affermare che si comincia sul serio a combattere il caporalato in agricoltura".
"Infine – conclude Mininni –, ancora oggi, nella visita che insieme ad alcuni deputati del Movimento 5 Stelle è stata effettuata nei 'ghetti' della Capitanata, emerge con forza la necessità di prevedere una modalità di protezione per i lavoratori che denunciano i caporali e imprenditori conniventi, che non è prevista dagli emendamenti presentati al Codice antimafia, anche se essi rappresentano una buona risposta penale e repressiva al caporalato".