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Candy: la prossima settimana ripartono a Brugherio le mobilitazioni e gli scioperi dei lavoratori. Le proteste, annuncia la Fiom Brianza, dureranno fino a quando non riprenderà il tavolo negoziale sulla gestione degli esuberi, bruscamente interrottosi lo scorso 30 ottobre in Confindustria a Monza.
Nella giornata del 7 novembre si sono tenute le assemblee, durante le quali le lavoratrici e i lavoratori, le Rsu e le organizzazioni sindacali, hanno ritenuto inaccettabile la posizione espressa dall’azienda nell’incontro sindacale del 30 ottobre. Candy, si legge in una nota, "ha dichiarato di voler procedere a un aumento delle cadenze sulle linee di montaggio, senza dare alcuna garanzia sull’aumento corrispondente dei volumi di produzione. Un aumento delle cadenze senza un aumento dei volumi di lavabiancheria da produrre nello stabilimento di Brugherio, significherebbe un aumento degli esuberi, che ad oggi sono ancora a quota 280 unità".
“Non possiamo accettare che l’azienda non prenda alcun impegno verso le lavoratrici e lavoratori, a cui chiede di sacrificarsi ancora di più sulle linee di montaggio – dichiara Paolo Mancini, delegato sindacale e coordinatore della Fiom Cgil –. Inoltre l’azienda si è presentata in Confindustria con un piano di incentivazione all’esodo assolutamente insufficiente nel numero dei dipendenti potenzialmente coinvolti e nel merito”.
“Viene il ragionevole dubbio che la Candy – aggiunge Angela Mondellini, segretaria generale della Fiom Cgil Monza Brianza – non abbia alcuna intenzione di lavorare per contenere il numero complessivo degli esuberi e che voglia arrivare alla scadenza degli ammortizzatori sociali, a settembre 2018, con tutti i problemi ancora aperti e riversare sulla collettività e sul territorio le scelte industriali volte solo al profitto nudo e crudo. La Candy ha dichiarato sulla stampa che intende arrivare al raddoppio del fatturato nel 2021, ma le lavabiancheria saranno made in Cina. A Brugherio continua la politica di sempre: spremere le lavoratrici e i lavoratori e spostare le produzioni all’estero“.